Il borgo con soli 9 abitanti, dove all’ingresso devi lasciare telefono e orologio | Qui il tempo ha smesso di scorrere
Borgo - piemontetopnews.it
Un minuscolo borgo abitato da sole nove persone, accoglie i visitatori solo se rinunciano a telefono e orologio: qui si vive seguendo il ritmo della natura, non delle lancette.
C’è un luogo in Italia in cui il tempo sembra davvero essersi fermato. Un minuscolo borgo, incastonato tra boschi e sentieri dimenticati, che conta appena nove abitanti.
Ma ciò che lo rende unico non è solo il numero dei suoi residenti: chiunque voglia entrare deve lasciare all’ingresso telefono e orologio.
Sembra quasi una regola radicale: eliminare qualsiasi strumento che scandisca il tempo: qui i visitatori lasciano smartphone, orologi e qualsiasi dispositivo digitale.
Le giornate sono regolate dalla luce del sole, dal canto del gallo, dal ritmo delle stagioni. Le campane della chiesetta suonano solo durante le festività, mai per segnare le ore.
Un turismo diverso
Negli ultimi anni è diventato meta di viaggiatori in cerca di disconnessione totale. Niente Wi-Fi, niente notifiche, niente orologi. Si possono riscoprire sensazioni dimenticate: il piacere di guardare le stelle senza fretta, una chiacchierata senza lo sguardo rivolto allo schermo, la percezione del tempo come flusso naturale e non come scadenza.
Camminando per le stradine acciottolate, tra muri di pietra e porte in legno consumate, si ha la sensazione di essere entrati in un’altra dimensione. Non c’è la fretta, non c’è il rumore costante della modernità. Forse è per questo che i nove abitanti non se ne sono mai andati. E così, in questo borgo nascosto, il tempo ha davvero smesso di scorrere.
Il borgo in cui il tempo si è fermato
Un minuscolo insediamento alpino in Val Grande di Lanzo, dove l’ingresso è sconsigliato a chi porta orologi o smartphone — perché, una volta oltrepassato il confine del borgo, il mondo si fa pulsante, silenzioso, eterno. Vrù è una frazione del comune di Cantoira, in provincia di Torino, a circa 1.030 metri di altitudine. Pur non essendo totalmente isolato, conserva la sua bellezza intatta: case in pietra e legno, strette viuzze lastricate, fontane in pietra, muri a secco, segni di un passato che resiste. Secondo alcune fonti, in epoche recenti conta poche decine di residenti; in uno spazio social si parla addirittura di sole 9 persone che vivono stabilmente lì.
Le vie del borgo sono attraversate da “chintanes” (piccole stradine medievali) che collegano ogni angolo. Vrù è anche noto come “borgo alpino” inserito tra i luoghi che chiedono attenzione e tutela, grazie al contesto naturale che lo circonda e all’antica architettura conservata. Chi entra lascia alle spalle le notifiche, la fretta, la frenesia. Il passeggero diventa pellegrino del silenzio, immerso in un ritmo scandito solo dal sole, dal respiro del bosco, dal lento fluire delle stagioni. Alcuni spazi ospitano opere insolite: cappelle con ex voto, ambienti trasformati in musei a cielo aperto, e nella zona di Rivirin (nei pressi di Vrù) si possono ammirare riproduzioni in pietra della Mole Antonelliana e della Torre di Pisa, realizzate con deliberata e lieve paradossalità da un artigiano locale, per evocare la relazione tra il piccolo e il monumentale. Attraverso questa forma esperienziale, Vrù diventa un luogo dove il tempo “non scorre” nel senso convenzionale: non è misurato, non è venduto, non è imposto. È ascoltato, percepito, calibrato.