ALLARME VITELLO TONNATO: smettete immediatamente di consumarlo | “È morto il piatto piemontese principale”

Vitello tonnato - piemontetopnews.it
Non mangiate più il vitello tonnato, il piatto piemontese principale non esiste più: l’ignoranza culinaria ha distrutto un piatto eccellente.
Un tempo simbolo della tradizione culinaria piemontese, oggi non può più essere consumato per via di clausole legali.
È questo il destino che è toccato all’amatissimo vitello tonnato, per cui se lo avete già acquistato conviene buttarlo via.
Smettete immediatamente di consumarlo, perché non esiste più vitello tonnato. Una situazione disarmante che toglie al Piemonte un pezzo di identità gastronomica.
Così è morto il vitello tonnato, dopo aver fatto la sua comparsa nelle più diverse occasioni, dai brunch di lusso, ai buffet aziendali, fino ai voli intercontinentali.
Non consumare più il vitello tonnato
Se è vero che ormai i clienti vogliono piatti leggeri e veloci, le ricette tradizionali restano comunque parte dell’identità di un determinato luogo. Vale per le orecchiette con le cime di rape a Bari, come per il risotto allo zafferano a Milano. Ogni posto ha la sua chicca, e nel caso del Piemonte è proprio il vitello tonnato.
Ma adesso l’appello vuole invitare a smettere di ordinare il vitello tonnato, con tanti consumatori allo stesso tempo increduli e tristi per la notizia. Sembra ormai quasi del tutto impossibile salvare ciò che resta di uno dei grandi piatti della cucina italiana, ed è una questione di illegalità.
Il vitello tonnato è morto
Il “vitello tonnato” a cui tanti si affezionano non è più quello di una volta: di fatto, il nome è solo un’illusione. La normativa comunitaria (Regolamento UE n. 1308/2013) stabilisce con chiarezza le categorie delle carni bovine in base all’età dell’animale: il termine “vitello” è riservato esclusivamente a quei capi che non hanno superato gli otto mesi di età, mentre “vitellone” si riferisce ai bovini che hanno tra gli otto e i dodici mesi. Al di sopra dei dodici mesi, l’etichetta deve obbligatoriamente recare la dicitura “bovino adulto”. In Italia, il Decreto Ministeriale del 24 ottobre 2018 – pubblicato ufficialmente nella Gazzetta Ufficiale del 24 dicembre – ha ripreso questa classificazione e l’ha rafforzata, imponendo che le carcasse bovine e suine vengano etichettate secondo l’età dell’animale, affinché il consumatore sia sempre informato in modo trasparente.
Ecco dunque il nodo della controversia: in un caso concreto, su un prodotto confezionato si leggeva come indicazione corretta “Preparazione gastronomica a base di girello di bovino adulto con salsa tonnata”, una descrizione conforme alle norme. Lo stesso prodotto, tuttavia, era presentato con il nome “Vitello tonnato”, che ha suscitato diverse critiche, perché anche l’uso evocativo del termine “vitello” per un bovino adulto è espresso come illegittimo a norma dell’allegato VII del Regolamento UE. Da un punto di vista formale, l’etichettatura non può essere fuorviante: chiamare un prodotto “vitello” quando proviene da un animale che ha superato i dodici mesi significa ingannare, violando norme che tutelano la trasparenza alimentare.