I canti e i balli, patrimonio culturale di un Piemonte antico e romantico
È negli archivi della Rai che spesso si ritrovano le storie che hanno caratterizzato l’Italia. Nelle Teche Rai, infatti, è stato raccolto tutto il materiale prodotto e trasmesso dalla televisione pubblica, e tra le migliaia di filmati, uno molto vecchio riguarda i balli e i canti piemontesi della tradizione. Grazie a Franca Orengo, ricercatrice e cantante di Pinerolo, in provincia di Torino, si è risaliti al canto popolare, attraverso ricerche condotte sia sul territorio sia nelle biblioteche dell’ambasciata di Francia a Roma, in quanto la studiosa comparò il canto piemontese a quello della tradizione francese.
Le curiosità che circondano queste canzoni risalgono a tempi antichi, in cui, ad esempio le guardie di Madama Reale – Cristina di Borbone, sorella di Luigi XIII, nata principessa di Francia, e divenuta duchessa e reggente di Savoia come moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia -, si recavano a trovare le damigelle, donando loro un mazzolino con oro e argento, rifiutato perché avrebbe potuto sporcare le bianche mani delle fanciulle. Questo il racconto della canzone popolare “Le damigelle di Savigliano”, dove echeggiano i sentimenti, come in “Il mal d’amore”, paragonato a una malattia che non si può curare.

Una semplice scampanata di paese, in Valsusa, dava vita alla “Baudetta”, canzone della festa, mentre in lode a varie parti del vestito di una donna si cantava la “Girumetta”. I testi di questi canti accennavano, inoltre, a storie di donne innamorate di prigionieri, che disdegnavano i corteggiamenti di altri pretendenti. La classe colta, affascinata da tali richiami sonori, adattò canti e movenze rurali a cadenze di corte in occasione delle feste di Madama Reale nel 17 secolo.


Questi ultimi lasciarono valli e montagne alla ricerca di fortuna all’estero, attraversando l’oceano alla volta della Francia, della Germania, del Belgio, e addirittura dell’America. Questi uomini, attraverso i racconti e i canti, ricordavano le atmosfere e i suoni della terra natia, per non sentirsi così soli lontano da casa, dagli affetti, dall’amata. Fu il poeta piemontese Nino Costa a dedicare agli emigranti piemontesi la poesia “Rassa Nostrana”.
