Erano trascorsi non molti anni da quella data del 5 giugno 1783 quando i fratelli Joseph e Etienne Montgolfier in un paesino nella valle del Rodano, ad Annonay, realizzarono la prima apparecchiatura volante in tela e carta che riuscì ad alzarsi dal suolo per più di 1500 metri, sfruttando dell’aria calda soffiata dentro un pallone di dodici metri di diametro. Finalmente l’uomo realizzò il sogno di volare, le ricerche proseguirono negli anni seguenti, molti furono i pionieri che si dedicarono a sperimentare gas più leggeri dell’aria e vari materiali da utilizzare per costruire le apparecchiature volanti.
I rischi di alzarsi in volo comunque erano ancora tanti,
Ci fu l’imprevisto, il vento spinse il pallone lontano e sparì alla vista degli spettatori che rimasero attoniti e preoccupati per le sorti dall’aeronauta, fortunatamente l’avventura ebbe poi lieto fine. Per le difficoltà di manovra era frequente che i palloni aerostatici non atterrassero nella località voluta, alla stessa Blanchard un anno prima durante un’ascensione sopra Milano per festeggiare il compleanno di Napoleone Bonaparte, trascinata dalle correnti d’aria si ritrovò in circa un’ora, dopo aver sorvolato zone montagnose e nebbiose, a Montebruno, un paesino dell’entroterra boschivo di Genova. Impigliatasi tra gli alberi con il cestello nell’atterraggio di fortuna passò la notte all’addiaccio, alle prime luci del giorno seguente venne quasi scambiata dai pastori per una nuova visione della Vergine, apparsa già in quei luoghi secoli prima.
Sophie Armant era nata nel 1778 in un paesino vicino a La Rochelle in Francia, si sposò giovanissima con Jean Pierre Blanchard, inventore di macchine volanti ed esperto aeronauta. Imparò dal marito, molto più anziano di lei, tutti i segreti del volo nelle numerose ascensioni, alla sua morte superò ogni indugio e pregiudizio e continuò a volare da sola. E così diventò una donna che dava spettacolo della sua audacia, acclamata ed amata dal pubblico che andava ad assistere alle esibizioni. Ma per rendere sempre più spettacolari gli spettacoli di volo, il 6 luglio 1819 nei giardini di Tivoli a Parigi, per dare più luminosità all’ascensione che si svolgeva all’imbrunire, pensò di lanciare dall’alto dei fuochi d’artificio. Commise una imprudenza, la sua grande esperienza di volo non le ricordò che l’idrogeno è un gas molto infiammabile, così mentre i fuochi illuminavano il cielo e la folla applaudiva, anche la mongolfiera si illuminò e precipitò rapidamente sui tetti delle case. A soli 41 anni finva così la storia di madame Sophie Blanchard, sulla sua lapide a perenne ricordo venne scritto: “Victime de son art e de son intrépidité”.