Il regista ci rivela la situazione politica, sociale e culturale di una Turchia intrisa di natura e in bilico da tradizione e modernità attraverso un mezzo cinematografico sapiente e poetico che commistiona la narrazione con la poesia della drammaturgia delle immagini tipico del cinema turco. La storia manifesta l’intensità del cinema turco, sottolineando la difficoltà per gli scittori emergenti a pubblicare le loro opere inedite non precisamente strutturate secondo una forma che si adegua alle esigenze del mercato editoriale. Il film appare come un malinconico e realistico resoconto di un comune destino per due generazioni nel contesto di una Turchia che sta cambiando volto e che continua a raccontarsi come democratica, anche se è popolata da poliziotti cui è data mano libera per compiere qualsiasi nefandezza.
Di lungometraggio vero e proprio si tratta con i suoi 188 minuti, tutti indispensabili per entrare nella psicologia del giovane, ma anche
Il regista è stato premiato al Festival di Cannes nel 2003 ed ha vinto il Gran Prix della Giuria per il film “Uzak”, dopo aver vinto altri riconoscimenti a Cannes, a partire da “Il regno d’inverno” che nel 2014 si è aggiudicato la Palma d’Oro. “L’albero dei frutti selvatici” è stato selezionato per rappresentare la Turchia ai premi Oscar 2019 nella categoria film in lingua straniera.
L’albero dei frutti selvatici
Genere: drammatico
Regia: Nuri Bilge Ceylan
Cast: Dogu Demirkol, Murat Cemcir, Serkan Keskint, Ahmet Rifat Sungar, Murat Cemcir, Akin Aksu, Tamer Levent
Sceneggiatura: Ebru Ceylan, Akin Aksu, Nuri Bilge Ceylan
Fotografia: Gokhan Tiryaki
Durata: 188 minuti