Nel corso degli anni la guida ha visto crescere il suo successo, anche grazie all’evoluzione e alla trasformazione delle vecchie osteria che sono andate assumendo nuove forme, anche solo qualche lustro fa imprevedibili e inattese. Tradizione e territorio sono diventati concetti propri dell’osteria tanto quanto nella ristorazione d’avanguardia. La ricerca di sapori e prodotti lontani ha lasciato il posto a nuove forme di localismo e in ogni cucina d’Italia si ragiona di prodotti di prossimità e di ricette della nonna.
Nella guida convivono locali di estrema semplicità che
All’interno dell’ultima edizione si è deciso di aprire con un decalogo che celebra le caratteristiche dell’osteria per eccellenza, partendo dall’accoglienza, che resta la pietra angolare, per proseguire con l’attenzione verso un corretto rapporto tra qualità e prezzo e la capacità dell’oste di scegliere le materie prime e di utilizzarle in modo corretto. A tale proposito, quest’anno – ed è la prima novità – sono stati raccolti i locali particolarmente attenti nella scelta dell’olio extravergine proposto a tavola e adoperato in cucina. Rinnovata l’attenzione per il simbolo della bottiglia, il primo a essere comparso nel 1993 che segnala quali osterie si distinguono per la selezione dei vini. Oltre alla bottiglia, come in ogni edizione, si trovano le chiocciole, per i locali che colpiscono per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza, e i formaggi, per quelli con una valida selezione di latticini. Non mancano le segnalazioni dei locali che hanno qualche camera per soggiornare, un orto di proprietà, di quelli che offrono piatti vegetariani o adatti a chi non può consumare glutine.
Curatori della guida, che fa parte della Colla Slow Food, sono Marco Bolasco ed Eugenio Signoroni. Il prezzo è di 22 euro.