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Santuario di Maria Ausiliatrice, per i 150 anni un dono prezioso dalla Pontificia Fonderia Marinelli

TORINO. Un messaggio profondo di unità e condivisione testimoniato da un candelabro liturgico. Il dono per i 150 anni della basilica di Maria Ausiliatrice di Torino, che saranno celebrati il prossimo 9 giugno, è stato realizzato dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, in provincia d’Isernia, fonderia tra le più antiche del mondo, specializzata nella costruzione di campane e proclamata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. L’opera è stata commissionata da due torinesi, il giornalista Maurizio Scandurra e l’ingegner Cristiano Bilucaglia, già eletto “Imprenditore dell’Anno”, in memoria di Bruno Poy, torinese di nascita ma vercellese d’adozione. Poy è stato un brillante avvocato e uomo generoso amico dei giovani, dei giusti e dei poveri, come testimonia una targa commemorativa, che sarà apposta a ricordo su una colonna ai lati del Presbiterio. Il candelabro, in bronzo puro, in foglia oro e argento, nel motivo grafico suggerito all’estro del giovane scultore Ettore Marinelli da don Cristian Besso, rettore della Basilica, riprende e celebra, nella figura iconica del melograno, il tema fondamentale dell’unione dei figli della Chiesa.

L’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo

Alle ore 10 del 9 giugno, dunque, durante la Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, si celebrerà la storica ricorrenza dell’inaugurazione della basilica, avvenuta nel 1868. La Messa solenne, che concluderà l’intenso periodo di celebrazioni del mese di maggio, potrà essere seguita attraverso la diretta streaming da Valdocco.
I festeggiamenti dei 150 anni sono iniziati mercoledì 23 maggio 2018 con le Messe della vigilia e i Vespri solenni, culminando giovedì 24 maggio, solennità di Maria Ausiliatrice, con la Processione che, partita da via Maria Ausiliatrice, attraversando via Salerno, corso Regina Margherita, corso Principe Oddone, strada del Fortino, via Cigna, ha fatto ritorno su corso Regina Margherita verso piazza Maria Ausiliatrice. Il saluto di mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, durante la processione ha toccato anche i giovani: «Guarda o Maria Ausiliatrice, i giovani che cercano una strada nella vita, indica loro il tuo esempio da seguire nel dono di sé per gli altri, nella risposta gioiosa alle chiamate anche impegnative del Signore. Trovino nelle nostre comunità un ambiente ricco di ascolto e dialogo, per valorizzare le loro risorse creative e nuove. In questo tempo di crisi, suggerisci ai responsabili civili, economici e del mondo del lavoro, le vie più adeguate per ridare loro speranza in un futuro più sicuro e sereno», ha invocato Nosiglia.
Durante l’omelia del 24 maggio, invece, l’arcivescovo di Torino si è così rivolto ai fedeli: «Questa festa, che ogni anno ci vede riuniti ai piedi di Maria Ausiliatrice come Chiesa di Torino e comunità cristiana e civile della Città, è per noi un grande momento di riconoscenza nei confronti della Madonna per quanto compie a favore della Chiesa e dell’umanità con la sua presenza di Madre amorevole e ricca di tenerezza e bontà verso i suoi figli, che Gesù le ha affidato dalla sua Croce».
La storia narra che San Giovanni Bosco in due “buone notti” ai giovani dell’Oratorio, nel 1862 e nel 1865, affermò il suo entusiasmo e la sua contentezza per alcuni fatti prodigiosi accaduti presso Spoleto, e legati ad una effigie mariana. Egli sentì una particolare sintonia con il titolo con cui l’allora arcivescovo della città umbrra, mons. Arnaldi, aveva battezzato l’immagine mariana (Auxilium Christianorum), dichiarando a uno dei primi salesiani, Giovanni Cagliero: «Sinora abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell’Immacolata, ed in questo giorno si sono incominciate le prime opere degli Oratori festivi. Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare la fede cristiana».

La comunità salesiana ha invitato il successore di quel pastore della Chiesa spoletina, che suggerì al santo dei giovani la titolazione della Basilica da lui costruita, in obbedienza alla Vergine Maria, dopo un sogno del 1845.
I lavori di costruzione iniziarono nell’estate del 1863, con solo 4 mila lire investite nelle fondamenta. Don Bosco non ebbe paura d’impegnarsi per soddisfare la richiesta della Madre Celeste, come testimoniano le cronache salesiane, riguardo a un aneddoto. Intorno alla metà del 1864, a sterro ultimato, il capomastro Buzzetti invitò don Bosco a collocare la prima pietra. Al termine della funzione il Santo si rivolse all’impresario, dicendo di volergli dare un acconto, e tirando fuori dal borsellino solo otto poveri soldi. Poi, sorridendo, aggiunse: «Sta’ tranquillo; la Madonna penserà a provvedere al danaro per la sua chiesa. Io non ne sarò che l’istrumento, il cassiere». E così fu. Grazie alla generosità dei benefattori, il 9 giugno 1848 avvenne la solenne consacrazione della Chiesa e di quello che sarebbe diventato il centro della spiritualità salesiana.

Redazione

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