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L’addio ad Alberto Damilano, lo scrittore che ha “raccontato” la Sla con gli occhi

GASSINO. Da nove anni era affetto da Sla e non aveva mai smesso di lottare. Ieri Alberto Damilano, il medico psichiatra residente a Gassino Torinese, ma originario di Fossano, città nella quale vive ancora la sorella Marina, è volato in cielo. Ad annunciarlo è stata la moglie Francesca Giordani, con un post sulla sua pagina Facebook: «Buona sera a tutti Alberto è morto oggi. Vorrei ringraziare tutti coloro che lo hanno seguito da vicino e supportato in questi anni. Per lui siete stati una presenza importante. Grazie. Francesca».

Proprio a Fossano, al Cinema Portici, era stato proiettato il docu-film “Resistenza creativa” ideato e diretto da Rodolfo Colombara ed Emanuela Peyretti che raccontava la sua storia e la ricerca di una nuova dimensione di vita come medico, marito e padre e della sua attività di scrittore. Nato a Fossano nel 1955, Damilano si era trasferito nel Torinese dopo la laurea operando come psichiatra e psicoterapeuta. La Sla lo aveva colpito nel 2009, paralizzandolo a letto nell’arco di poco tempo. Da allora respirava grazie a un tubo e si nutriva attraverso un sondino.

«Era una persona da cui avevamo tutti da imparare – dice commosso il sindaco di Fossano, Davide Sordella –. Io ho avuto contatti con lui specialmente per il documentario e il libro e perciò ho imparato a conoscerlo. Un’esperienza preziosa. Sono vicino alla famiglia». 

Già medico del Sert a Pinerolo, una volta immobilizzato in un  letto dalla malattia, Damilano comincia a comunicare scrivendo con un puntatore oculare. Ogni parola, ogni virgola, corrisponde a un suo battito di ciglia. Quelli degli occhi sono gli unici muscoli volontari che la malattia gli ha risparmiato. Con gli occhi Alberto scrive «Questa notte è la mia», pubblicato da Longanesi, con il quale hvince il premio Zanibelli. Nel libro racconta la malattia vissuta attraverso un alter ego, il giornalista Andrea. Poi, s’impegna alla stesura di un romanzo che racconta la storia di due ragazzi negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale, protagonisti di eventi molto più grandi di loro, di cui sono in gran parte inconsapevoli. Come ha scritto nel suo blog “Il disertore” sono «le storie di due ventenni, l’una liberamente ispirata a mia madre, l’altro un partigiano di una “volante” adibita ad azioni di sabotaggio in pianura. Due storie che si incroceranno, in un tempo di crisi che richiedeva il coraggio di scelte coraggiose».

Scelte coraggiose come quelle che hanno accompagnato gli ultimi due lustri di vita dello psichiatra-scrittore.

Piero Abrate

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