Catapultata dall’altra parte del mondo ancora ragazza, Gina sposò l’ufficiale hawaiiano Robert William Wilcox, che studiava all’Accademia militare di Torino, grazie al supporto finanziario del re dell’arcipelago, David Kalakaua. Da quell’ambiente chiuso che doveva essere la Torino ottocentesca Robert trascinò presto la giovane moglie a Honolulu, a causa di un colpo di stato nell’isola.
Alla pari di un film, quel viaggio per terra e per mare dall’Italia in un altro continente, attraversando numerosi paesi, probabilmente parve alla donna un sogno, che, sfortunatamente, si rivelò meno bello di quanto avesse potuto immaginare. Raccolse infatti quell’esperienza, e gli anni che seguirono, all’interno del libro Espatriata. Da Torino a Honolulu pubblicato solo nel 1908, a pochi anni dalla sua morte nel 1912.
La Sobrero affiderà a questo diario il racconto di quell’avventura in un luogo molto diverso dalla città in cui visse, con case in legno, famiglie allargate, riti tribali, un caldo insopportabile a volte, una cultura difficile per lei da comprendere e alla quale avvicinarsi, che si aggiungerà a un matrimonio triste. Persa, sottomessa, e ingannata dal marito, si sentirà defraudata da un romanticismo desiderato e da tutte le proprie speranze.
Un paio d’anni, circa, durò la separazione da Torino, nella quale ritornò da sola – dal momento che Wilcox continuò le attività politiche, sposandosi nuovamente con una principessa hawaiiana -, dopo aver conosciuto il lutto più duro tra tutti: quello per una figlia morta in tenera età, non resistendo al tragitto in nave compiuto con la madre per scappare dalle Hawaii.
Mantea fu una di quelle “signore” sole, che dovettero sudarsi da vivere. Lo fece, appunto, con la scrittura, attraverso cui spiazzava i lettori col suo modo di raccontare brillante e acuto, sempre attento e perspicace.
Si dice che prima di morire, avrebbe dettato alla sorella le ultime risposte per la posta dei suoi lettori. Le redazioni giornalistiche con cui collaborava, diedero poi la notizia della sua scomparsa, salutandola con titoli come Povera cara amica.