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Cinquant’anni fa si sperimentavano per la prima volta gli airbag: i test a Torino su una Fiat 600

TORINO. Sono passati quasi undici lustri quando a Torino la Eaton Livia, azienda sussidiaria dell’americana Eaton Yale and Town Inc.  condusse le prime sperimentazioni sull’airbag,  con l’utilizzo di un manichino quello che verrà immeditamente battezzato “cuscino all’azoto”. Un servizio giornalistico lo dedicò sulle pagine di Panorama Mario Poltronieri, che di lì a qualche anno sarebbe diventato l’inviato Rai al seguito della Formula Uno. Il servizio testimoniava di fatto la prima applicazione dell’airbag in via sperimentale. Erano quelli i giorni in cui a Torino si teneva  il Salone dell’Auto di Torino, un momento atteso tutti gli anni da centinaia di migliaia di automobilisti per poter vedere in anteprima le novità proposte dal mercato. Il pezzo veniva corredato da una sequenza di due immagini di una Fiat 600 D con un manichino a bordo prima e durante l’impatto contro un muro.

L’Autoceptor, come veniva chiamato il sistema oltreoceano, funzionava in tutto e per tutto come gli attuali airbag. In caso di urto il cuscino si gonfiava, grazie ad una bombola di azoto caricata a 280 atmosfere, entro 40 millisecondi. Prima, cioè, di quanto il corpo di un passeggero subisse la proiezione seguita alla forza generata dall’urto, per poi sgonfiarsi rapidamente attraverso i microfori presenti sul cuscino. I primi esperimenti, cosa che oggi farebbe insorgere animalisti e non, furono condotti anche con l’uso di scimmie e portarono a ritenere che il “cuscino all’azoto” potesse arrivare a salvare la vita dei passeggeri coinvolti in urti fino a 100 chilometri orari, anche se allora si riteneva facoltativo l’uso combinato di cinture di sicurezza delle quali, mezzo secolo fa la  gran parte delle vetture in commercionel nostro Paese era sprovvista.

Foto tratta da Panorama del 14 novembre 1968

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