L’Autoceptor, come veniva chiamato il sistema oltreoceano, funzionava in tutto e per tutto come gli attuali airbag. In caso di urto il cuscino si gonfiava, grazie ad una bombola di azoto caricata a 280 atmosfere, entro 40 millisecondi. Prima, cioè, di quanto il corpo di un passeggero subisse la proiezione seguita alla forza generata dall’urto, per poi sgonfiarsi rapidamente attraverso i microfori presenti sul cuscino. I primi esperimenti, cosa che oggi farebbe insorgere animalisti e non, furono condotti anche con l’uso di scimmie e portarono a ritenere che il “cuscino all’azoto” potesse arrivare a salvare la vita dei passeggeri coinvolti in urti fino a 100 chilometri orari, anche se allora si riteneva facoltativo l’uso combinato di cinture di sicurezza delle quali, mezzo secolo fa la gran parte delle vetture in commercionel nostro Paese era sprovvista.
Foto tratta da Panorama del 14 novembre 1968