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Sanità, dalla Regione 10 milioni di euro per abbattere le liste d’attesa

TORINO. Ammonta a 10 milioni di euro lo stanziamento deciso dalla Giunta regionale per abbattere le liste di attesa nella sanità: la somma sarà erogata antro la fine del mese alle aziende sanitarie e servirà ad aumentare l’offerta, a partire dai settori in maggiore sofferenza. Verrà data priorità all’assunzione di personale pubblico; se non basterà, si acquisteranno servizi dal privato accreditato.

Il primo passo sarà compiuto venerdì 13 luglio con l’approvazione della delibera che istituirà il Centro unico di prenotazione, strumento che ha dimostrato di funzionare molto bene nelle Regioni che lo hanno già attivato, come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Altre questioni da affrontare saranno l’intramoenia e l’appropriatezza delle prescrizioni.

Le risorse stanziate saranno usate sulla base di piani che le aziende sanitarie stanno preparando partendo da una ricognizione puntuale delle attese e che avranno il compito di affrontare velocemente la riduzione delle liste per le prestazioni che superano gli standard indicati a livello nazionale.

Attualmente, la sanità pubblica del Piemonte eroga oltre 15 milioni e 600.000 prestazioni ambulatoriali e 333.000 prestazioni in regime di ricovero ogni anno. In particolare, oltre 11 milioni di prestazioni su oltre 15 sono erogati dal sistema pubblico, la parte restante dal privato accreditato. In regime di ricovero, invece, le prestazioni erogate direttamente dal pubblico sono più di 254.000 e il resto arriva dal privato accreditato.

«Ci sono delle prestazioni – osserva l’assessore Saitta – che non vengono rese nei tempi e negli standard fissati dal piano nazionale e dalle indicazioni regionali. Potrei dire che il 2017 è andato meglio del 2016, ma su alcune prestazioni i problemi restano e le liste sono troppo lunghe. La mancanza di risposte nei tempi previsti rischia mettere in discussione nei cittadini il sistema sanitario pubblico universalistico come lo conosciamo, e questo non può che preoccuparci».

Redazione

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