SAN PONSO. Una viaggio da fare, prima o poi. Non fosse altro per la tranquillità che regala San Ponso, questo piccolo centro canavesano anche nei giorni di festa. Noi ci siamo stati la scorsa settimana attratti dalla Fiera e ancor più dalla specialità locale, la frittura di rane; una delizia che chi non ha mai assaggiato non può capire e apprezzare appieno. Piatto sublime, da estimatori, capace di evocare lontani ricordi, e mitiche cacce giovanili in stagni e fossati, armati di canne di bambù e di reticelle e fazzoletti. Piatto che al solito non ha deluso, preparato seguendo tutti i vari crismi e con l’olio ben dosato che non ha lasciato addosso ai vestiti eccessi di unto od odori persistenti.
Unico dubbio, la materia prima, ovvero le rane. Nostrane o straniere? Qualcuno durante l’assaggio ci ha assicurato che non stavamo mangiando “anfibi locali” bensì “bestie orientali”, vista la constatata scarsità, ormai da anni, di “materia prima”. Poco male, al gusto le presunte rane dagli occhi a mandorla non hanno tradito la provenienza e il risultato in bocca è risultato ottimo. Corroborato da un ottimo vino Arneis. Se dev’essere globalizzazione che globalizzazione sia. Almeno il gusto lasciatecelo intatto.
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