TORINO. Nel giorno in cui a Torino si è consumato l’ennesimo femminicidio, la Città metropolitana si è riunita attorno a un tavolo. E lo ha fatto assieme ad alle amministrazioni comunali, ai consorzi socio-assistenziali, agli ordini professionali e alle associazioni impegnate in prima fila nel contrasto alla violenza. Intento quello di dare il giusto impulso alle attività del “Tavolo maltrattanti”. L’organismo, nato sette anni, era stato formalizzato una prima volta nel 2014, quando esisteva ancora la Provincia di Torino con l’obiettivo di mettere in rete le forze e dedicare al problema di chi “pratica” la violenza un’attenzione specifica – sia attraverso attività di recupero sia attraverso attività di prevenzione, formazione e sensibilizzazione – da affiancare alle altre iniziative di contrasto alla violenza e di supporto alle vittime. Nel frattempo il quadro normativo è cambiato (anche la Provincia ha lasciato il posto alla Città metropolitana) e anche i partner del Tavolo hanno sentito l’esigenza di rinnovare il protocollo d’intesa.
Il protocollo, siglato a Palazzo Cistern, mette in rete soggetti pubblici e privati per dare impulso ad azioni e interventi di prevenzione rivolti agli uomini autori di violenze: hanno aderito per la Città metropolitana di Torino la consigliera delegata alle politiche sociali e parità Silvia Cossu, l’assessore Marco Giusta per la Città di Torino, e ancora i comuni di Chieri, Chivasso, Collegno, Giaveno, Grugliasco, Ivrea, Moncalieri, Nichelino, Pinerolo, Rivoli, Settimo, Venaria Reale; la consigliera di parità della Città metropolitana di Torino; la Consulta femminile regionale; Unionenet; i consorzi socioassistenziali di Chivasso, Pinerolo, Caluso, Ciriè, Rivoli, In.re.te; i Centri antiviolenza E.m.m.a. Onlus, le associazioni Telefono rosa di Torino; Liberi dalla violenza, il Cerchio degli uomini, La rete delle Donne, Scambiaidee, Mediare, Gruppo Abele, L’Altra riva, Centro studi pensiero femminile, Centro studi agire violento, Tu.te le; il Miur, gli ordini professionali dei medici di Torino e degli psicologi del Piemonte, il Garante dei detenuti. Anche la Regione ha aderito (la firma arriverà su un documento successivo) per quanto riguarda le competenze di sanità, politiche sociali e politiche di parità, così come le Forze dell’ordine, che già da anni partecipano all’iniziativa.
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