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Quattro ambulatori per assistere le vittime di cyberbullismo

«Ho passato tre mesi senza avere nemmeno la voglia di aprire gli occhi. Poi mi sono detto che Carolina non poteva essere una riga in cronaca che si legge e si dimentica. Così oggi vivo per le Caroline che non conosco e che purtroppo, lo so, sono da qualche parte nella rete anche adesso», scrisse il 116 maggio 2016  tra le pagine del Corriere della sera il signor Paolo Picchio, padre della quattordicenne novarese Carolina Picchio che, vittima delle angherie di alcuni ragazzi della provincia piemontese, alla fine non ha resistito e, dopo aver visto pubblicato in rete un video che la ritraeva protagonista di abusi mentre non era cosciente, ha deciso nella notte tra il 4 ed il 5 gennaio 2013 di farla finita.

Per i ragazzi che l’hanno spinta al suicidio, cinque minorenni ed un maggiorenne all’epoca dei fatti, è stata dichiarata dieci giorni fa l’estinzione del reato dopo la “messa alla prova”, un processo che li ha visti protagonisti di un percorso di recupero all’insegna del volontariato e del miglioramento di se stessi.

Prima “ufficiale” vittima di cyberbullismo in Italia, la vicenda di Carolina ha acceso la luce su un problema sociale di ben più vasta dimensione e su cui la Regione Piemonte si è concentrata nella formazione di un percorso educativo e riabilitativo il più possibile positivo, sia per le vittime che per gli aguzzini di un fenomeno che, in un mondo sempre più confuso tra digitale e reale, accresce ogni anno i suoi numeri.

«Il 2018 si chiude davvero con una bella notizia: Regione Piemonte stanzia 100mila euro per dar vita ai centri specializzati nella cura dei disturbi derivanti dal bullismo e dal cyberbullismo previsti dall’articolo 4 della Legge Regionale 1 del 2018. Tali strutture dovranno individuare, anche sulla scia di sperimentazioni naizonali, dei percorsi di sostegno e cura specifici, attraverso equipe multidisciplinari sia per le vittime che per i bulli», dichiata Domenico Rossi, primo firmatario della nuova legge, consigliere regionale e presidente della Commissione Sanità.

Con sede a Torino, Alessandria, Cuneo e Novara, il compito della gestione di questa nuova rete d’intervento spetterà all’Azienda ospedaliera Maggiore della Carità e all’Asl Novara.

«Questo primo stanziamento sarà importante per condividere buone prassi, procedere con la formazione del personale, predisporre protocolli condivisi e cominciare un lavoro di coordinamento fondamentale per offrire risposte all’altezza delle problematiche che manifestano vittime e bulli», conclude così Rossi, spiegando le basi di un progetto che, accanto all’idea di un “patentino regionale” per l’uso consapevole dello smartphone, già sperimentato con successo nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, pone un primo ed importante traguardo per una consapevolezza maggiore del “noi e dell’altro” all’interno del mondo digitale.

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