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Porta Palazzo, storia e folclore del più grande mercato d’Europa

TORINO. Gli occhi dello scrittore torinese Giuseppe Culicchia l’hanno fotografata come una Palermo senza il mare e le palme, tra le pagine del suo libro “Torino è casa mia” (Laterza), perché a Porta Palazzo «ci si può mescolare alla folla che intasa i banchi del mercato […]. Negli anni Cinquanta e seguenti, la domenica mattina si davano appuntamento degli immigrati del Sud […]. Il mercato dei contadini di Porta Palazzo […] funziona proprio come Wall Street nel senso che le quotazioni di melanzane e zucchine scendono con il calare della domanda, ovvero con il passare delle ore». Qui sul finire dell’Ottocento arrivavano i contadini dalle campagne, e negli Anni Sessanta i torinesi si radunavano nel fine settimana nei pressi del fiume Dora per lavare l’auto, passando la domenica tra le bancarelle del Balon, il mercato delle pulci annesso a Porta Palazzo.

Una vecchia cartolina del mercato torinese

Area popolare con un’identità molto marcata, questo mercato all’aperto, il più vasto d’Europa, si è sviluppato in piazza della Repubblica, attraverso una storia complessa, a partire dal nome, che deriva da una delle porte della città, l’antica Postierla San Michele, collegamento tra i borghi suburbani con il mercato di piazza delle Erbe. Sostituita nel secoli da una porta in muratura, nel 1600 subentrò alle Porte Palatine quale accesso principale settentrionale, e nel 1701, a seguito dei lavori che il re Vittorio Amedeo II fece eseguire sulle porte che avevano ruoli difensivi e di rappresentanza, fu inaugurata quella che è conosciuta dai torinesi anche come Porta Pila.

Fu per merito del progetto dell’architetto Filippo Juvarra che il primo impianto dell’attuale piazza della Repubblica nacque all’interno della riforma urbanistica della “città vecchia”. A completare l’opera di Juvarra intervennero Lombardi, progettando una grande piazza ottagonale intitolata a Emanuele Filiberto, e Formento elaborando l’isolato dei macelli. Infine, verso il 1830, attraverso l’intervento di privati, in concomitanza con l’ampliamento dell’Ospedale Mauriziano, smantellato nel 1890 per fare posto alla Galleria Umberto I, a opera dell’ingegner Mosca, si procedette alla sistemazione definitiva dei contorni della piazza.

Risalgono al 1835 i mercati ittici e alimentare, perché, con un  “Manifesto Vicariale” si proibiva per il colera la vendita su piazza delle Erbe e Corpus Domini. In questo modo si costruirono le tettoie per il mercato dei commestibili, e le baracche dei commercianti di oggetti vari furono lasciate. Le famose Ghiacciaie, enormi spazi nel sottosuolo suddivisi in quattro piani, già esistenti nel 1922, demolite, e ricostruite nel 1945, vennero utilizzate per depositare con i carri le merci, grazie al ghiaccio raccolto nei prati, o proveniente dal Moncenisio. Nel 1916 fu edificata la tettoia dell’Orologio, e nel 1963 costruito il mercato dell’abbigliamento, demolito nel 2005 per lasciar spazio alla struttura progettata dall’architetto Fuksas.

Luogo di scambio, cultura e folklore, Porta Palazzo è da sempre testimone dei mutamenti della città, dai circhi ai baracconi, dagli artisti agli atleti, dai venditori agli immigrati di oggi, con i suoi oltre 51 mila metri quadrati, e un mercato con una superficie di vendita di quasi 5 mila metri quadrati. Nodo di comunicazione, nella seconda metà dell’Ottocento, da qui partivano gli omnibus a cavalli per Druento, Leinì, Rivarolo e Settimo Torinese, e, ogni anno, fino al 1975, in questa zona si eleggeva la Regina di Porta Palazzo, scelta tra le figlie dei commercianti, la quale effettuava visite benefiche in ospedali e orfanotrofi il giovedì Grasso.

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