Piste abusive, anche nella nostra regione spunta il lato negativo del cicloturismo

Il Piemonte, grazie al suo territorio sfaccettato, composto da aree pianeggianti, colline e montagne, è molto attrattivo per il cicloturismo. Bici da corsa, da città, tandem, mountain bike, gravel, sono solo alcuni degli esempi più comuni. Ma è importante sapere che per tracciare nuovi percorsi non ci si può affidare al “fai da te” ma occorre seguire le regole esistenti in questo settore

di Alice Gado (tratto da www.piemonteparchi.it – 28 novembre 2023)

Chi predilige le bici da corsa e quindi tracciati asfaltati, trova sfogo nelle mille colline delle Langhe, spesso percorsi con minor fatica e maggior slancio dalle bici elettriche. Paesaggi in cui è evidente la mano dell’uomo dove il pericolo maggiore è rappresentato dalla condivisione della carreggiata con i mezzi a motore. Tutt’altra esperienza cercano, invece, i cultori della mountain bike che prediligono sentieri poco battuti e un’esperienza più immersiva nella natura, lontano da strade asfaltate.

I veri appassionati cercano nuovi percorsi

Se per chi cerca percorsi on the road la scelta è pressoché illimitata, meno facile è la ricerca di un nuovo sentiero sterrato. In seguito allo spopolamento delle valli e delle campagne a favore delle grandi città, molti sentieri e mulattiere hanno smesso di essere attraversati, andando incontro a un inesorabile processo di abbandono acuito dagli scarsi fondi messi a disposizione dalle singole municipalità per mantenerli agibili e anzi, indirizzando la spesa dedicata alla mobilità a strade asfaltate per autovetture. Un processo che costringe chi li percorre, a piedi o su due ruote, a imbattersi in situazioni di abbandono che inducono a pensare che i sentieri e i boschi non siano di nessuno e si possa fare impunemente quello che si vuole.
In quest’ottica, alcuni amanti di mountain bike e di motocross, decidono di “fare da soli” ed allestiscono piste abusive scavando buche, tagliando rami e giovani piante, posizionando ostacoli artificiali in terreni privati, demaniali o aree parco, rischiando anche denunce penali e sanzioni pecuniarie per migliaia di euro.

Sentieri e piste, cosa serve per essere autorizzati

Secondo la normativa vigente, la realizzazione di strade, mulattiere, sentieri e in generale percorsi, deve seguire un iter molto preciso che i più curiosi potranno approfondire sul portale della Regione Piemonte. Per sviluppare nuovi tracciati ciclopedonali, all’interno di aree protette facenti parte della Rete Natura 2000 a cui aderiscono gran parte dei parchi naturali piemontesi, è indispensabile un ulteriore e cruciale requisito: una Valutazione di Incidenza Ambientale (VincA) con esito positivo per verificare che il percorso non attraversi habitat particolarmente delicati, come ad esempio areali di riproduzione e non alteri l’equilibrio di specie vegetali e animali che vi dimorano.
La VIncA è difficilmente ottenibile in aree forestali di pregio naturalistico e procedere alla costruzione di sentieri senza esserne in possesso, comporta sanzioni fino a ottomila euro a cui si aggiunge, a carico dei trasgressori, l’obbligo del ripristino ambientale, spesso anche più costoso.

Il caso del Parco della Mandria e della Riserva della Vauda

Purtroppo, nell’ultimo anno, sono state create numerose piste abusive al di fuori della viabilità e sentieristica già esistente nelle Aree protette sul territorio della Provincia di Torino, gestite dall’Ente di gestione Parchi Reali. Piste abusive che spesso sono causa di deterioramento del paesaggio, compattamento del suolo che favorisce la creazione di terreni nudi, interferenza con i cicli di vita degli animali, diffusione di patogeni o semi di piante invasive all’interno di un’area che, peraltro, possono aderire alle ruote ed essere trasportati a chilometri di distanza o passare in sentieri abitualmente frequentati da escursionisti a piedi e quindi sfociare in incidenti anche di importante entità.

Percorso nel Parco della Mandria – Foto Archivio EGAP Parchi Reali

“Le due aree maggiormente interessate dalla creazione abusiva di tracciati, sono il Parco naturale della Mandria con ben sei piste da cross mountain bike e la Riserva naturale della Vauda. Le sanzioni emesse per le prime, in aumento rispetto allo scorso anno, hanno comportato multe per complessivi 10.680 euro cui hanno fatto seguito ingiunzioni per i necessari ripristini ambientali. Nella Riserva della Vauda, invece, i controlli effettuati sia nella zona di San Carlo che presso l’area militare, non hanno sinora permesso l’individuazione dei responsabili che, in aggiunta, rischiano anche una denuncia sul piano penale per introduzione in zona militare”, spiega Stefania Grella, direttore dell’Ente Parchi Reali. Fenomeni che, su tutto il territorio piemontese, sono contrastati attraverso la sorveglianza dei guardiaparco e l’uso di fototrappole appositamente piazzate per controlli di polizia giudiziaria. In entrambi i casi non mancano situazioni di difficoltà come fughe rocambolesche, invettive e resistenza a pubblico ufficiale diventati ormai all’ordine del giorno.

Il cicloturismo fuoristrada in forte ascesa in tutta Italia

E’ innegabile che il “fai da te” sia la scelta più rapida e facile in più circostanze, ma rappresenta anche la più rischiosa. Per favorire la diffusione degli sport a due ruote è utile che gli amatori si riuniscano in associazioni per far sentire la propria voce e stimolare le istituzioni a investire di più in questo settore che avvicina l’uomo a uno stile di vita salutare e ha le potenzialità per rilanciare l’economia locale, stimolando modelli di turismo sostenibile. Ecco quindi che diventano necessari interventi che diano una risposta a questa utenza offrendo proposte adatte sia ai neofiti che ai più esperti in termini di percorsi ma anche di educazione ambientale e stradale.
Un esempio virtuoso in questo senso, lo troviamo sempre all’interno del Parco regionale naturale La Mandria. Qui è ospitata l’ASD – Scuola di mountainbike Venaria Reale che è foriera di un confronto fra due mondi: quello dello sport e quello della gestione dei parchi naturali e delle aree protette. Lo scopo è insegnare agli attuali e futuri frequentatori dei sentieri, che le regole di fruizione nei luoghi naturali hanno motivazioni solide e che, se spiegate e comprese, servono a rispettare e conservare il panorama verde che ci circonda.

Alice Gado

Redazione

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