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Piemonte neolitico: il villaggio più antico scoperto vicino ad Alba

Risalirebbe a circa 5.500 anni a.C., mentre altri villaggi fra i più antichi sono stati trovati verso la dorsale appenninica e la valle del Tanaro

Si può attribuire ad un epoca di poco precedente al 5000 a.C. l’inizio del Neolitico in Piemonte, in ritardo di qualche migliaio di anni rispetto a zone del Mediterraneo più favorite dal punto di vista climatico. Solo in questo periodo, infatti, in Piemonte le condizioni climatiche non costituiscono più un problema. La principale caratteristica del periodo sta nel fatto che gli uomini cominciano a coltivare il terreno, e non solo a raccoglierne i frutti, ad allevare gli animali e non solo a cacciarli. Gli attrezzi sono sempre di pietra, ma la loro lavorazione è più sofisticata, e si comincia a produrre manufatti di ceramica.

Questa evoluzione (in particolare la coltivazione) porta l’uomo a fermarsi stabilmente in un luogo, ove comincia a costruirsi il riparo, dunque la casa, in modo che sia duraturo, anziché cercare ripari naturali o improvvisarne. Nascono così i primi insediamenti permanenti, che hanno lasciato ben più consistenti tracce rispetto agli accampamenti precedenti. Il più antico villaggio in Piemonte è stato trovato vicino ad Alba, e risale al 5500 a.C.

Altri villaggi fra i più antichi sono stati trovati verso la dorsale appenninica e la valle del Tanaro, quasi ad indicare che il nuovo modo di vivere arriva dalla costa ligure. Proprio i manufatti di ceramica e le loro decorazioni sono indicatori di cultura e di scambi culturali o comunque di rapporti fra popolazioni. Da questi si deduce che è stato non solo attraverso gli Appennini, ma anche attraverso le Alpi che queste nuove forme di civiltà sono entrate in Piemonte, più che attraverso la pianura, ancora paludosa e coperta di intricate foreste.

In alcuni punti del territorio piemontese dovevano esistere specie di officine di fabbricazione di attrezzi in pietra, che poi venivano commerciati, come dimostra il ritrovamento di veri e propri magazzini di prodotti finiti e di semilavorati, ad esempio ad Alba, ma anche in altre località. Gli oggetti prodotti cominciano a coprire una vasta gamma di necessità, dai falcetti alle macine, dalle asce alle ciotole, e così via. La popolazione comunque occupa le basse vallate alpine e le colline, ma non la pianura, sulla quale si sono ora sviluppate intricate foreste. È il periodo in cui compaiono i primi segni di vita spirituale nelle popolazioni del Piemonte. In particolare si tratta delle espressioni grafiche (incisioni e pitture), e la cura nella sepoltura dei morti, a cui si comincia a fornire un minimo di “corredo”. Inizia quella attività di incisioni rupestri che sono disseminate sulle Alpi occidentali e centrali, non ancora ben identificate nel loro scopo, mentre anche la loro datazione rimane incerta.

Intanto si scopre la metallurgia, siamo intorno al 3000-2000 a.C., ma in Piemonte, fino a circa il 2000 a.C è noto soltanto il rame, metallo poco utile di per sé in quel periodo, in quanto non adatto alla produzione di attrezzi a ragione delle sue scarse qualità meccaniche. Il rame si trova, infatti, in relativa abbondanza in Piemonte, mentre è assente lo stagno, altro metallo richiesto per realizzare il bronzo. Il metallo rimane dunque marginale nella fabbricazione degli attrezzi, che continuano ad essere in larga parte di pietra. Il periodo viene chiamato “Calcolitico ” e cioè della pietra e del rame.

Da segnalare questi importanti elementi:

1) Alba, città che nel suo museo archeologico (Eusebio) contiene gli elementi principali delle tracce di stanziamento umano piemontese;

2) la mancanza di metalli idonei senza bisogno di particolari tecnologie, per un miglioramento della qualità della vita che trascendesse l’utilizzo del solo materiale pietroso.

Redazione

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