A partire dal 1750 (tranne il periodo di occupazione napoleonica in cui venne rinominata place Napoléon), piazza San Carlo assunse il nome attuale. Gli eventi storici incalzano, ma certi riferimenti restano, come se fossero segnati dal destino. All’angolo di piazza San Carlo con via Santa Teresa, un caffè dev’esserci stato da sempre, se è vero che nel 1822, data a cui si attribuisce l’apertura ufficiale dell’attuale Caffè San Carlo, quel locale venne chiamato “Caffè di Piazza d’Armi”, in omaggio al vecchio toponimo della piazza, oppure in memoria di un probabile preesistente locale che il popolo già da molti decenni aveva chiamato così. Sta di fatto che il nuovo “Caffè di Piazza d’Armi” divenne subito uno dei più frequentati centri di ritrovo degli intellettuali progressisti e riformisti torinesi, in contrapposizione con i salotti più conservatori di altri locali storici della città. Tra gli avventori, c’erano anche alcuni scapigliati, docenti universitari, giornalisti, scrittori, poeti ed artisti.
Pare che, in questo nuovo locale appena restaurato, Alessandro Dumas avesse gustato il suo primo bicerin nel corso del suo soggiorno torinese del 1852. Ne divenne talmente ghiotto, che questo “primato” è oggi rivendicato anche da altri locali storici torinesi: probabilmente perché il grande scrittore francese aveva voluto assaporarlo anche altrove, magari per confrontarne il sapore, e stabilire quale fosse – ardua impresa! – tra tutti quello migliore. Qualche decennio più tardi, seduto ad un tavolino di questo storico caffè torinese, sembra che il Duca degli Abruzzi (Luigi Amedeo di Savoia-Aosta), con l’ammiraglio Umberto Cagni, avesse progettato la storica spedizione nell’Antartide del 1899 a bordo della Stella Polare.
Fu solo ad inizio Novecento che il locale prese il nome di Caffè San Carlo: fu il primo locale d’Europa ad essere illuminato da lampioni a gas, e continuò ad essere un riferimento abituale per molti intellettuali, artisti, scrittori e politici, come il poeta Francesco Pastonchi, Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Piero Gobetti e anche per i grandi esponenti della pittura dell’epoca, come Felice Casorati e il gruppo dei suoi più famosi allievi, i “Sei di Torino” (Enrico Paolucci, Carlo Levi, Jessie Boswell, Gigi Chessa, Francesco Menzio e Nicola Galante). Proprio al Caffè San Carlo, pare che Gramsci abbia avuto l’idea di fondare “L’ordine nuovo”. Leggende, forse, che tuttavia accrescono il fascino di un locale di per sé magnetico e pregnante di storia.
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