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Molestie sessuali, alla sbarra un noto personaggio nel mondo dell’associazionismo e del volontariato

TORINO. Denuncia di essere stata molestata per un anno e mezzo dal suo titolare e minacciata ripetutamente di licenziamento se si fosse ribellata. Alla fine a decidere di andarsene era stata proprio lei. Esasperata e depressa. Vittima una quarantenne sudamericana da diversi anni residente in Piemonte. Ad essere rinviato a giudizio è invece Walter Candela, 66 anni, un personaggio noto nel mondo dei soccorsi in quanto al vertice di alcune associazioni, dalla Croce reale di Venaria alla Sogit di Avigliana. Associazioni ed enti che si occupano del trasporto dei malati in ambulanza e svolgono anche interventi di emergenza per il 118. La vittima si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Margherita Pittarelli che ribadisce come a generare ansia e inquietudine nella sua assistita siano, oltre all’atteggiamento morboso del datore di lavoro anche le minacce di farle perdere il posto se si fosse ribellata.

L’uomo, secondo quanto riferito da alcuni testimoni alla corte della terza sezione penale, si sarebbe invaghito della donna nei panni di volontario, alla Croce Verde Valsusa. Sovente i due si trovavano in turno assieme a bordo della stessa ambulanza e qui sarebbe scattata la scintilla. Quando le aveva proposto di assumerla alla Sogit di Avigliana lei aveva accettato, senza immaginare però che sarebbe diventata presto vittima di continue vessazioni da parte del suo datore di lavoro. La donna era arrivata addirittura portarsi da casa un mestolo da usare come arma di difesa  alle continue avances.  Nel corso degli interrogatori sono emerse anche diverse vertenze di lavoro che Candela ha con altri ex dipendenti, oltre a un procedimento pendente alla procura di Ivrea avviato da un’altra lavoratrice.

Per la pm Elisa Pazé, che ha coordinato le indagini e ha mandato a processo l’imputato con l’accusa di violenza sessuale e minacce, «quello che è accaduto nella sede della onlus e sulle ambulanze sconfinava ben oltre il rapporto di lavoro». A testimoniarlo sarebbero, oltre  ai palpeggiamenti e alle provocazioni, anche le umiliazioni con frasi offensive a sfondo sessuale e le fotografie imbarazzanti scattate e  poi appese in bacheca. Secondo l’accusa, Candela l’avrebbe seguita in più di un’occasione con l’ambulanza fino a casa e si sarebbe spinto a contattare la figlia minore della donna e anche l’insegnante di danza pur di poterla di nuovo incontrare dopo che nel maggio del 2016 lei aveva lasciato il lavoro.

Candela, secondo quanto riferisce l’avvocato Chiara Rizzi, dichiara di ritenersi estraneo ai fatti contestati. Il processo proseguirà a ottobre.

Redazione

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