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Mirafiori: Fca e sindacati raggiungono un accordo

TORINO. Fca e sindacati hanno raggiunto un accordo per salvaguardare l’occupazione nel famoso stabilimento di Mirafiori, dove a luglio finiranno gli ammortizzatori sociali: 1.100 lavoratori verranno trasferiti alla Maserati di Grugliasco, mentre una parte rientrerà a Mirafiori quando verrà avviata la produzione del nuovo modello che affiancherà il SUV Maserati Levante. L’intesa – che deve essere approvata dai Consigli delle Rsa delle fabbriche interessate – è stata firmata dall’azienda con le cinque organizzazioni sindacali (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri) e, in un incontro separato che si è svolto all’Unione Industriale di Torino, con la Fiom.

Saranno circa 500 i lavoratori che seguiranno un percorso di formazione ed è prevista l’uscita volontaria incentivata per gli ultrasessantenni, mentre i restanti 600 seguiranno un programma di addestramento sulla linea Maserati, in vista della produzione del nuovo modello a Mirafiori (il cui annuncio avverrà durante l’Investor Day del primo giugno).

I trasferimenti sono previsti a maggio e si concluderanno a luglio, quando a Mirafiori finirà la produzione dell’Alfa Romeo Mito. Tale accordo prevede un’anticipazione di pensionamento per i lavoratori ultrasessantenni mediante i contratti di solidarietà come ammortizzatore sociale di supporto (Naspi e Ape aziendale). Gli organismi di fabbrica previsti dal contratto specifico di primo livello monitoreranno l’attuazione di quanto concordato e le parti si rincontreranno nel mese di luglio per fare il punto sulla gestione del percorso di ricollocazione del personale.

Le cinque organizzazioni sindacali, di cui sopra, valutano in modo positivo l’avviamento di un percorso di formazione professionale capace di difendere l’occupazione evitando disagi sociali. Soddisfatta ma critica è invece la Fiom-Cgil, infatti il responsabile del settore auto, Michele De Palma, ed il segretario provinciale del sindacato metalmeccanico, Federico Bellono, hanno evidenziato l’incertezza sugli investimenti che causa tremila esuberi su 5.400 posti.

Redazione

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