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Messa di trigesima a Torino per Donna Marella Agnelli

TORINO. Domani mattina alle 10.30, nel Santuario della Consolata di Torino, l’arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia, celebrerà la messa di trigesima per Donna Marella Agnelli Caracciolo di Castagneto, vedova dell’Avvocato Giovanni Agnelli, scomparsa lo scorso 23 febbraio a quasi 92 anni.

Vi era un luogo di Torino che le era particolarmente caro: il Santuario della Consolata, il cuore mariano  di Torino, che nei secoli ha visto pregare quasi fianco a fianco la Vergine re, regine, uomini illustri e tanta gente comune. Marella vi andava spesso a pregare come ricorda nelle sue memorie Monsignor Franco Peradotto, amico della famiglia Agnelli, dove viene citato un loro incontro in occasione di una supplica per la salute del marito, già gravemente malato. Per questo motivo la famiglia ha scelto in santuario per la messa di trigesima.

Nata a Firenze il 4 maggio 1927, Marella era figlia di Filippo Caracciolo, diplomatico di alto rango divenuto Segretario Generale al Consiglio d’Europa, e della americana Margaret Clarke. Nel 1973 era diventata designer di alta moda, specializzandosi nella realizzazione di disegni per stoffe d’arredamento tanto da ottenere quattro anni dopo negli Stati Uniti un prestigio riconoscimento: il Product Design Award of the Resources Council Inc., equiparabile ad un Oscar del disegno industriale.

Marella Agnelli con il marito Gianni

Il 19 novembre 1953, a Strasburgo il matrimonio con Giovanni Agnelli, da cui nasceranno due figli: Edoardo e Margherita. Appassionata di giardinaggio, cura la progettazione e realizzazione dei giardini delle sue prestigiose residenze, trasformando in seguito questa passione in una vera e propria professione, scrivendo diversi libri sull’argomento. Era considerata con il marito tra i più importanti collezionisti d’arte del nostro Paese.

I suoi ultimi anni sono stati dolorosamente segnati dalla morte del figlio Edoardo, suicidatosi il 15 novembre del 2000, e dalla scomparsa del marito Gianni il 24 gennaio 2003, che ne hanno causato la sostanziale eclisse dalla vita pubblica, prima dell’esordio della lunga malattia che l’ha riunita a loro.

Piero Abrate

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