In un comunicato, l’associazione dei consumatori precisa: «Come sovente accade in Italia accanto ad una legge, buona in teoria, ma confusa in pratica, si crea un pasticcio interpretativo da parte dei cittadini, supportata da una scarsa ed inefficace informazione, aggravata da un sonnolento controllo. La mancanza di controlli non impedisce l’uso di sacchetti irregolari che, per altro, spesso venduti in nero, aggiungono ai danni ambientali quelli tributari. La confusione comincia dalle diverse denominazioni adottate nei territori: busta, sacchetto, sporta – sportina, borsa, shopper; poi dalle specifiche tecniche con cui la legge da indicazioni: peso, composizione, forma».
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