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“La meglio gioventù” di Giordana: tra anni di piombo a Torino e intrecci familiari

Sin dalla nascita del cinema, Torino e il Piemonte sono stati un territorio attivissimo sotto il profilo delle produzioni e della creatività, oltre che una location privilegiata per grandi film made in Hollywood, da Guerra e pace di King Widor, ad Addio alle armi di Charles Widor ad Hanna e le sue sorelle di Woody Allen.

Una tradizione che risale all’epoca del muto e si è rinnovata negli anni ’50, ’60,  ’70 e ’80, e ha poi trovato una potenza compiuta e una regia a partire dal 2000, con la nascita della Film Commission Torino Piemonte e la rinascita del Museo Nazionale del Cinema, ospitato nella nuova location della Mole Antonelliana.

Con l’inizio del nuovo millennio, uno dei film girati in Piemonte è La meglio gioventù (titolo ispirato all’omonima raccolta di poesie pubblicata nel 1954 da Pier Paolo Pasolini), firmato dal regista milanese Marco Tullio Giordana, conosciuto per opere cinematografiche spesso ispirate a vicende storiche controverse.  La pellicola narra la storia di una famiglia di Roma, i Carati, concentrandosi principalmente sulle figure dei due fratelli Matteo (Alessio Boni) e Nicola (Luigi Lo Cascio). In essa vengono documentate pressoché tutte le fasi della loro vita, dal loro viaggio nel fiore della loro giovinezza, negli anni della contestazione e della controcultura, agli anni della maturità nel 2000. Fra i temi centrali del film vi sono l’interazione fra la sfera personale e quella politica, l’analisi storica dei periodi considerati ed il tema del bivio (si sottolinea come anche i piccoli eventi della vita possano diventare punti di svolta per scelte più importanti nel futuro, nelle sue certezze ed ucronie). Nicola (da cui parte il racconto) , durante l’alluvione a Firenze del ’66, incontra e si innamora della giovane Mirella (Maya Sansa) e la segue per vivere nella città di lei, Torino. E’ la Torino degli Anni Settanta, sullo sfondo del terrorismo, dei problemi operai e dell’immigrazione dal Sud. Questo è l’incipit che prosegue fino ai giorni nostri per chiedersi e chiederci che cosa sia cambiato da allora e cosa sia rimasto uguale.

Giordana ripropone un affresco che descrive l’evoluzione dei costumi, dei rapporti familiari e le trasformazioni sociali, con qualche riflessione pungente sulla politica del nostro Paese. Dopo tanta televisione che si spaccia per cinema troviamo un film che può anche passare in televisione ma che soprattutto consente al pubblico di rivisitare passioni, lotte, errori e speranze di una generazione e di quella che e’ venuta dopo. Del cast fanno parte anche Adriana Asti, Sonia Bergamasco, Jasmine Trinca, Fabrizio Gifuni, Camilla Filippi, Riccardo Scamarcio, Valentina Carnelutti, Andrea Tidona, Lidia Vitale, Claudio Gioè, Roberto Accornero, Stefano Abbati.

Adriana Asti nel film è la mamma di Nicola e Matteo

Il lungometraggio era stato prodotto originariamente per essere trasmesso dalla Rai in 4 puntate. Ma la messa in onda sui teleschermi fu sospesa, in attesa della presentazione al 56º Festival di Cannes, dove vinse il premio come miglior film della sezione Un Certain Regard. A questo riconoscimento si aggiunsero anche sei David di Donatello, quattro Nastri d’Argento e tre Globi d’Oro. Nel giugno 2003 uscì nelle sale italiane, diviso in due atti di tre ore ciascuno. Successivamente fu trasmesso su Rai 1 in quattro puntate da 90 minuti nel dicembre 2003, con notevoli dati di ascolto (in particolare la prima serata fu vista da 7.029.000 telespettatori con uno share del 28.77%). Nella primavera del 2006 è stato replicato in prima serata su Rai 3 e in seguito, ad orari alterni, su canali satellitari e del digitale terrestre. È uscito anche negli USA (con il titolo di The Best of Youth), ricevendo un’ottima accoglienza da parte dei critici, tanto da guadagnare la prima posizione nella classifica stilata da Metacritic per l’anno 2005.

Piero Abrate

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