TORINO. Faceva freddo la sera del 22 febbraio, quando l’insegnante elementare Flavia Cassaro, 38 anni, scelse di unirsi agli antifascisti che protestavano per la presenza in un albergo del centro del candidato premier Simone Di Stefano per un appuntamento elettorale. I fotoreporter e le televisioni la immortalavano mentre apostrofava i poliziotti: “fascisti, vigliacchi”, gli insulti rivolti a squarciagola agli agenti schierati in assetto antisommossa. L’insegnante non partecipò alle violenze, anche se arrivò ad auspicare la morte dei poliziotti. Un comportamento, secondo il Miur, che «contrasta in maniera evidente con i doveri inerenti la funzione educativa e arreca grave pregiudizio alla scuola, agli alunni, alle famiglie e all’immagine stessa della pubblica amministrazione». Dunque, una condotta grave che all’insegnante è costata il posto di lavoro: è stata pertanto licenziata con decorrenza primo marzo, giorni in cui la procura del capoluogo piemontese l’ha indagata per istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale e minacce.
Dopo la sospensione dal servizio arriva, dunque, il licenziamento, nonostante la maestra abbia precisato che «non voleva augurare la morte ai singoli agenti ma all’apparato che difende il fascismo».
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