In Piemonte, 6 persone su 100 vivono in condizioni di povertà assoluta

TORINO. In Piemonte le famiglie in condizioni di povertà assoluta, cioè che non possono permettersi spese essenziali, come l’acquisto dei farmaci, sono quasi duecentomila, pari al 5,9%. E’ quanto emerge dal rapporto su base nazionale effettuato di recente da Coldiretti. Una percentuale inferiore alla media italiana del 6,2%, ma che fa della nostra regione la maglia nera del nord Italia industriale. Per le famiglie piemontesi, ancor più che per quelle del resto d’Italia, la crisi del 2008 ha rappresentato davvero uno spartiacque storico.

Il reddito netto è sceso di circa il 12% tra il 2007 e il 2016, ricominciando a crescere solo a partire dal 2013, ma con una variazione inferiore sia alla media nazionale (+1,6% contro +3,2%) sia a quella delle ripartizioni Nord Ovest e Nord Est (rispettivamente +2,0% e +5,8%).

In valori assoluti e al netto dell’inflazione, il livello del reddito medio è calato di circa 4.200 euro in Piemonte contro i 3.600 euro nella media italiana (valore che scende a 2.600 euro considerando solo il Nord Ovest).

“Di fronte a questa situazione, ci sono varie organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti e le aziende di Campagna Amica, in occasione dei Villaggi Coldiretti, hanno contribuito con il progetto della Spesa Sospesa, nato proprio nell’edizione del Villaggio di Torino, realizzato lo scorso anno a giugno – raccontano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Si tratta della possibilità di fare una donazione libera presso i banchi del mercato per fare la spesa a favore dei più bisognosi. Frutta, verdura, formaggi, salumi e ogni tipo di genere alimentare raccolto vengono consegnati alla Caritas che si occupa della distribuzione alle famiglie in difficoltà”.

“Certo – concludono Moncalvo e Rivarossa – è necessario intervenire a livello strutturale per rompere questa spirale negativa, dare nuovi stimoli ed impulsi alla nostra regione e generare percorsi economici che possano aumentare il reddito di chi oggi vive sotto la soglia di povertà. Da qui deriva la nostra disponibilità ad implementare gli accordi di filiera con quell’agroindustria virtuosa far sì che si unisca veramente il territorio al mondo economico”.  

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