Il crocus è il primo fiore che spunta impaziente fuori dalla terra, ancor prima che si formino le piccole foglie laminellate e puntute, non ha timore del freddo e sboccia in febbraio, con i suoi fiori a campanella, dando una nota di colore giallo vivo, arancio, lilla, azzurro o anche bianco.
Sono fiori prodigiosamente duttili, si possono coltivare dappertutto; nei prati facendo attenzione a non falciarli prima che le foglie si secchino e spariscano del tutto sottoterra, per poi rispuntare puntuali alla fine dell’inverno successivo; nel giardino interrando i bulbi in autunno, in mezzo ad altri bulbi che fioriranno dopo come il giacinto, il tromboncino, l’anemone e l’iris; staranno benissimo anche in un giardino roccioso o nelle fioriere in terrazza mescolati ad altre piante quando questi avranno terminato la loro fioritura precoce. Il consiglio è di piantarne molti a gruppi per avere la delizia dei colori brillanti e festosi.
Da solo il crocus si perde, infatti il suo nome in latino significa appunto filo e quando non ha più il fiore non si vede facilmente tanto è esile. E nella leggenda Croco è un giovane innamorato della ninfa Smilace, a causa di questo amore Smilace fu trasformata nell’omonima pianta e il giovanotto in zafferano. Infatti dagli stigmi polverizzati si ottiene quella polvere dall’intenso colore giallo usata in cucina e in farmacia.
Per vederlo crescere bene e per molti anni è bene piantarlo in terra sabbiosa sana e fresca, concimando poi con letame o pellettato: se è in un prato bastano poche foglie secche a fornirgli l’humus. È un fiore di cui si può anche forzare la fioritura mettendolo in piccole caraffe piene d’acqua come si fa per i giacinti, soddisfacendo così il nostro bisogno di anticipare, almeno con lo sguardo, le passeggiate in un bosco a primavera, dove si potranno poi vedere fioriti ai piedi degli alberi questi bulbi selvatici, più piccoli degli orticoli, ma altrettanto belli.
Roxi Scursatone
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