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Il Corpo antincendio boschivo piemontese si gemella con quello siciliano

PALERMO. Volontari del Corpo antincendio boschivo piemontese che lavorano insieme con i colleghi siciliani. Si tratta di un gemellaggio tra Piemonte e Sicilia, iniziato da qualche giorno a Mistretta, all’interno del versante messinese del Parco dei Nebrodi. Il campo operativo del dipartimento regionale di Protezione civile 2018 parte con questa novità: «Una sinergia che permetterà a entrambe le squadre di arricchire il proprio bagaglio di esperienze e di scambio di buone pratiche, oltre che di prevenzione e tutela dei boschi», dichiara Nello Musumeci, presidente della Regione siciliana.

Il territorio interessato ricopre in parte il Parco dei Nebrodi, toccando le aree costiere. Qui le squadre di volontariato aiuteranno il Corpo forestale della Regione  Sicilia e i vigili del fuoco a contrastare gli incendi che potrebbero svilupparsi. Inoltre, nel comune messinese di Librizzi è stato inaugurato il “Cuore”, Centro unificato operativo regionale per l’emergenza.

Terminerà il 20 agosto questo progetto, inserito nella campagna antincendio boschivo 2018. Quest’ultima è iniziata a maggio, attraverso le  attività di divulgazione di più di trenta volontari al giorno in turni di ventiquattr’ore, presso la popolazione, sulle buone pratiche di prevenzione e autoprotezione dal rischio incendi. Tra i volontari 12 provengono dal Piemonte, e sono specializzati in antincendio, telecomunicazioni, soccorso sanitario, logistica, e sono coordinati dai funzionari del dipartimento regionale di Protezione civile. Lo scopo è anche quello di mantenere attivo il presidio, istituito presso il Centro sovracomunale , con attività di perlustrazione del territorio, avvistamento e spegnimento dei fuochi incipienti.

La legge quadro nazionale per la difesa dei boschi dagli incendi (L. 353/2000) ha affidato alle Regioni la quasi totalità dei compiti in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi. In questo modo, con la stipula di apposite convenzioni la Regione Piemonte ha riunito, sotto lo stesso obiettivo, forze istituzionali e volontarie, come indicato dalla normativa nazionale. Il sistema Aib piemontese, nato nel 1994, può contare sul supporto tecnico del Corpo forestale dello Stato, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, e sull’entusiasmo del Corpo volontari Aib del Piemonte, ma con radici ben più profonde che affondano nel senso di solidarietà tipico delle genti di montagna. Il ruolo fondamentale dei volontari del Corpo è stato valorizzato dall’amministrazione regionale attraverso un percorso fatto di azioni concrete e di forti investimenti economici, individuando moderni strumenti operativi e gestionali, innalzando il livello tecnico e professionale degli operatori, grazie ad appositi corsi di formazione e addestramento, fornendo strumenti d’intervento e di protezione individuale.

L’organizzazione è di tipo piramidale e prevede, partendo dalla suddivisione dei soggetti inquadrati in Aib volontari e Aib ausiliari, i capisquadra, i comandanti di distaccamento, gli ispettori provinciali, i referenti provinciali, gli ispettori regionali e l’spettore generale del Corpo. Sono poi state firmate quattro convenzioni con altrettante Amministrazioni Provinciali, quali Biella, Novara, Torino, Verbania, per lo svolgimento di attività di protezione civile di piccola entità. Interventi per micro-calamità naturali, ricerca di persone disperse, sono normalmente svolte nell’ambito del territorio di competenza di tutte le squadre su richiesta dei sindaci, dei comandanti stazione del Corpo Forestale dello Stato e dei carabinieri.

I volontari che ricoprono incarichi all’interno del Corpo s’interfacciano con i competenti livelli del Corpo Forestale dello Stato presenti sul territorio piemontese, ricevendo e garantendo all’interno del Corpo Aib l’applicazione delle disposizioni impartite nel corso delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi. Le condizioni dei volontari sono caratterizzate da un elevato indice di pericolosità per l’incolumità fisica, tanto che, negli anni, alcuni sono rimasti feriti nelle operazioni, e qualcuno è morto.

 

 

Redazione

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