TORINO. Per conquistarla definitivamente aveva acquistato una pagina di un giornale locale e le aveva chiesto di sposarlo. Lei aveva risposto di sì ed erano andati a vivere insieme. Ma la tranquillità era durata poco, perché ogni volta la gelosia prendeva il sopravvento su tutto il resto. L’uomo alternava momenti d’affetto, in cui ricopriva la fidanzata di premurose attenzioni, ad altri di violenza. Il tribunale di Torino lo ha condannato per diffamazione a mezzo Facebook, maltrattamenti e lesioni e al pagamento di una provvisionale di 20.000 euro. A finire nei guai è un imprenditore di 39 anni che accecato dalla gelosi
La relazione tra i due è durata una decina di mesi. Bastava una telefonata a un’amica, o uno sguardo a un cameriere, per scatenare la gelosia dell’imprenditore che, in alcune occasioni, l’ha anche percossa. Non si contano gli attacchi di rabbia che il pubblico ministero Barbara Badellino ha contestato in aula al giovane imprenditore torinese durante la sua requisitoria. Scatti d’ira come quello che nell’estate del 2016 trasformò in un incubo una cena a lume di candela in un ristorante di lusso di Portofino. Ma non solo. Anche altri weekend, in diverse località di mare, vennero infatti segnati e condizionati dalla gelosia dell’imputato: a Gallipoli, Pietra Ligure, Forte dei Marmi. Finita due volte in ospedale, la donna alla fine ha deciso di denunciarlo.
«Una sentenza che spero sia da esempio a chi, per vergogna o per paura, vive nel silenzio certe situazioni», commenta l’avvocato di parte civile Michele Polleri. «Faremo ricorso. Il mio cliente è stato condannato anche per il reato di maltrattamenti in famiglia, peccato che la famiglia non esistesse», ribatte l’avvocato Gianluigi Marino, che difende l’imprenditore.
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