Domenica 11 online sui social il ricordo delle vittime dell’eccidio della Benedicta

ALESSANDRIA. Il 7 aprile 1944 ingenti forze nazifasciste circondarono la Benedicta e le altre cascine dove erano dislocati i partigiani e colpirono duramente i giovani, spesso impossibilitati a difendersi per la mancanza di un adeguato armamento e di esperienza militare. Il rastrellamento proseguì per tutto il giorno e nella notte successiva. Molti partigiani, sfruttando la conoscenza del territorio, riuscirono a filtrare tra le maglie del rastrellamento, ma per centinaia di loro compagni non ci fu scampo.In diverse fasi i nazifascisti fucilarono 147 partigiani, altri caddero in combattimento; altri partigiani, fatti prigionieri, furono poi fucilati, il 19 maggio, al Passo del Turchino.

Altri 400 partigiani furono catturati e avviati alla deportazione (quasi tutti a Mauthausen), ma 200 di loro riuscirono fortunosamente a fuggire, mentre i loro compagni lasciarono la vita nei campi di concentramento. Il rastrellamento della Benedicta, che nelle intenzioni dei nazisti e dei fascisti avrebbe dovuto fare terra bruciata intorno alla resistenza, non riuscì tuttavia a piegare lo spirito popolare. Anzi, proprio dalle ceneri della Benedicta il movimento partigiano, dopo aver avviato una riflessione anche spietata sugli errori compiuti, riuscì a riprendere vigore: la divisione “Mingo”, attiva nell’ovadese, ebbe tra i suoi promotori proprio alcuni degli scampati alla Benedicta. Altri partigiani continuarono la loro esperienza in formazioni della Val Borbera e in altre divisioni partigiane dell’appennino alessandrino.

Domenica 11 aprile dalle 10.30 l’Associazione Memoria della Benedicta celebrerà online l’anniversario dell’eccidio dell’aprile 1944 durante un durissimo rastrellamento. L’evento potrà essere seguito in diretta sulla pagina Facebook dell’associazione, sul canale YouTube della Benedicta e sulla pagina Facebook del Consiglio regionale.

“L’eccidio della Benedicta – commenta il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia che interverrà alla commemorazione – rappresentò una delle pagine più brutali della violenza nazifascista consumate nell’Italia del Nord. Dopo 77 anni è doveroso e necessario ricordare ancora con il giusto rilievo la grande dimensione morale e ideale dei ragazzi della Benedicta. La loro, prima di tutto, fu una scelta di libertà: nulla e nessuno li costringeva a lasciare le proprie case e occupazioni, a scegliere consapevolmente i disagi della vita in montagna, i duri sacrifici quotidiani della clandestinità e il rischio continuo di essere catturati, torturati e uccisi. A spingerli non erano certo l’interesse o il tornaconto personale, bensì il desiderio di “tornare a testa alta fra gli uomini liberi in una libera Patria”.

Oggi il Sacrario dei martiri della Benedicta  si trova nel comune di Bosio (Al), nei pressi dell’ex convento benedettino, nel cuore del Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo.

Piero Abrate

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