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Debutta con successo a Torino il collirio salvavista “figlio di Rita Levi Montalcini”

TORINO. La cheratite neurotrofica moderata o grave è una malattia che può portare, nel peggiore dei casi, alla perdita della vista e per la quale fino ad oggi non esisteva alcun tipo di trattamento soddisfacente. Oggi quel farmaco, l’Oxervate, esiste ed  prodotto in Italia, dall’azienda biofarmaceutica milanese Dompè. Per la prima volta è stato utilizzato a Torino con successo all’ospedale San Giovanni Bosco, su due pazienti dell’ambulatorio di Fisiopatologia della superficie oculare e Trapianti di cui è responsabile il dottor Romolo Protti (in foto, sopra), nell’ambito della SC Oculistica 2, diretta dal dottor Claudio Panico. L’Oxervate,  appena autorizzato negli Usa all’inizio di quest’anno, è stato autorizzato dalla Regione Piemonte quale farmaco innovativo, su pazienti selezionati nell’ambito della Rete delle malattie rare, sottoposto a monitoraggio intensivo su registro AIFA.

I primi due pazienti torinesi, due uomini di 65 e 70 anni, dallo scorso mese di luglio stanno utilizzando con successo il nuovo collirio costituito da cenegermin,  principio attivo a  base di Ngf  (Nerve Growth Factor), il fattore di crescita dei neuroni con cui Rita Levi Montalcini vinse il Nobel nel 1986.

«Le ulcere neurotrofiche sono causate da un difetto epiteliale dovuto a mancata innervazione della cornea – spiega il Dott. Romolo Protti­, responsabile dell’ambulatorio di Fisiopatologia della superficie oculare e Trapianti ­– questo principio attivo, a base di fattore della crescita nervosa, consente la riepitelizzazione della cornea, evitando ai pazienti l’intervento chirurgico mediante ricoprimento della cornea con membrana amniotica, ed evitando complicanze che potrebbero condurre al trapianto di cornea. A un mese dall’utilizzo del collirio, le ulcere dell’occhio nei  pazienti selezionati risultano rimarginate e i risultati raggiunti verranno presentati a ottobre nel congresso regionale della SONO, Società Oftalmologica Nord Occidentale».

Terapia ad alto costo – circa 16.000 euro per ciclo di trattamento a carico del SSN – il farmaco è in formulazione collirio, deve essere instillato nell’occhio compromesso ogni due ore nelle dodici ore diurne, per un ciclo di 8 settimane, su prescrizione settimanale e sotto stretto controllo dell’ambulatorio di Fisiopatologia della superficie oculare e Trapianti, la cui equipe è composta, oltre al responsabile dottor Romolo Protti, dalle dottoresse Erika Savio ed Enrica Sarnicola e dal dottor Christian Demasi.

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