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Dalle mascherine ai guanti, come i rifiuti anti-pandemia uccidono la fauna selvatica

Le mascherine e i guanti si decompongono in circa 400 anni. Ciò vuol dire che nel 2400 ci saranno ancora le tracce di quest’epidemia 

Camminando per strada se ne vedono ovunque, usate e talvolta anche chiaramente nuove ma cadute a terra e non raccolte. Sono le mascherine, chirurgiche o meno, il simbolo dei rifiuti derivanti dalla pandemia che hanno invaso il mondo. Queste, insieme ai guanti, sono diventate trappole mortali che stanno minacciando la sopravvivenza della fauna animale. A sottolinearlo uno studio, pubblicato sulla rivista Animal Biology, condotto dai biologi del Naturalist Biodiversity Center e dell’Università di Leiden, che hanno monitorato la frequenza e la posizione in cui si verificano le interazioni tra gli animali e i rifiuti di Covid-19.

Il team ha cercato di ottenere un quadro generale delle conseguenze derivanti dal crescente numero di dispositivi di protezione individuale nella spazzatura, raccogliendo osservazioni dal Brasile alla Malesia, dai giornali locali e dai siti di notizie internazionali. Gli autori sottolineano che l’impatto dei nuovi rifiuti ha colpito tutti i tipi di animali, che restano impigliati nelle mascherine o ingeriscono parti di plastica. Persino gli animali domestici, in particolare i cani, vengono trovati a mangiare i dispositivi di protezione.

«Gli animali si indeboliscono e rischiano la vita – afferma Liselotte Rambonnet dell’Università di Leiden – la diversità degli animali influenzati dai rifiuti del coronavirus è davvero considerevole. Vertebrati e invertebrati sulla terra, in acqua dolce e in acqua di mare rimangono impigliati o intrappolati».

Gli scienziati aggiungono poi che alcuni animali, come le Fulica Linnaeus, meglio note come folaghe olandesi, utilizzano mascherine e guanti come materiale per i loro nidi. Il team ha raccolto osservazioni e informazioni da fotografi, birdwatcher, centri di salvataggio della fauna selvatica e veterinari che hanno condiviso le loro scoperte sui social media o con le istituzioni di ricerca.

Il gruppo di ricerca ha inoltre lanciato un sito web (www.covidlitter.com) per aumentare la consapevolezza delle persone sul pericolo rappresentato dai rifiuti del coronavirus per la fauna selvatica. «Invitiamo la popolazione a preferire le mascherine riutilizzabili, quando possibile – conclude Rambonnet – e a disfarsi dei rifiuti in modo consapevole e responsabile».

Fonte: www.lazampa.it

Redazione

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