TORINO. Ripartire dall’impegno di ciascuno per l’ambiente. Non solo per non vanificare gli sforzi fatti durante la quarantena, ma anche per non perdere la strada fatta nel recupero dei rifiuti elettronici. È un appello a dare valore alle settimane passate in casa quello che Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, delle pile e degli accumulatori esausti, rivolge ai cittadini proponendo un semplice vademecum. Anche perché da un piccolo elettrodomestico oppure da un telecomando è possibile ricavare prevalentemente plastica e metalli che possono essere re-immessi nella filiera produttiva come materie prime seconde.
“La quarantena per molti ha significato fare pulizie e piccoli lavori domestici – osserva il direttore generale di Ecolight, Giancarlo Dezio -. Nel sistemare un cassetto o svuotare uno scatolone in cantina, spesso sono emerse vecchie apparecchiature elettroniche. Telefonini, frullatori, telecomandi e caricabatterie di ogni genere che erano stati messi da parte in attesa di essere portati all’ecocentro, ma che poi sono finiti dimenticati. Parliamo di apparecchiature che appartengono prevalentemente al raggruppamento R4 dei RAEE. Sono rifiuti difficili da intercettare, solamente uno su cinque viene raccolto e gestito correttamente: alcuni seguono canali paralleli non autorizzati di gestione, altri rimangono banalmente nascosti in casa; ma sono oggetti che possono dare una grande mano alla causa dell’economia circolare. Se opportunamente trattati, sono riciclabili fino al oltre il 95% del loro peso. Questa piccola ‘miniera’ che spesso viene dimenticata può dare così un contributo importante alla causa ambientale“.
Ecolight ha stilato un vademecum per una gestione domestica dei piccoli RAEE, per prepararsi così ad una ripartenza rispettosa dell’ambiente dopo le settimane trascorse in casa.
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