VERBANIA. Restare in Piemonte, come dalla fine del Settecento, oppure entrare a far parte della Lombardia. Con la pubblicazione del fac-simile della scheda elettorale, per tutta la provincia di Verbania inizia il conto alla rovescia per il referendum del 21 ottobre. Una novità assoluta: è la prima volta, in Italia, che si tiene una consultazione per chiedere ai cittadini di una provincia – 140mila gli aventi diritti di voto – a quale Regione vogliono appartenere. Per essere valido, dovrà andare alle urne la metà più uno degli elettori. E la croce sul sì dovrà comparire sul 50 per cento, più uno, delle schede valide. Il costo della consultazione, 330mila euro, è a carico della Provincia stessa.
A livello storico questo lembo di terra fu un ducato lombardo sino al 1743, quando venne ceduto ai Savoia col trattato di Worms. Al confine con la ricca Svizzera, la provincia paga la deindustrializzazione, con migliaia di posti di lavoro persi e professionalità smarrite soprattutto nell’Ossola e nel Verbano, con la crisi del casalingo nel Cusio. Per
I promotori del referendum accusano il Piemonte di avere trascurato la sua provincia più a nord e puntano a far parte di una regione, la Lombardia, “più ricca, col Pil tra i più alti d’Europa, non a restare periferia di un Piemonte con poche risorse”. Auspicano l’autonomia del Verbano Cusio Ossola, ma non la sua secessione, presidente e vicepresidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino e Aldo Reschigna, che è proprio di Verbania. Tra i temi sul tappeto anche i canoni idrici, 18 milioni di euro che la provincia pretende portando ad esempio Sondrio e Belluno, che quei soldi li ricevono dalla Lombardia.
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