Quando la stanchezza si fa sentire possiamo ricorrere ad un antico rimedio: l’erba d’le pules o pepe d’acqua (Polygonum hydropiper). Pianta originaria della Cina, ove è da sempre utilizzata per combattere la stanchezza e l’affaticamento, contiene, ferro, calcio, e di resveratrolo, uno dei più potenti antiossidanti naturali che abbiamo a disposizione. È il contenuto di quest’ultimo elemento a far sì che questa pianta abbia poteri singolari: ne contiene, in proporzione, centinaia di volte più dell’uva rossa, considerata una delle fonti principali dell’elemento benefico. Da qui derivano infatti le qualità antiossidanti riconosciute al vino rosso…
L’inconveniente è che la tisana va fatta di erba fresca; le sue capacità tonificanti si perdono infatti con l’essiccazione. Ciò detto fortunatamente l’erba ha un grande potere di resilienza per cui alle nostre latitudini si trova praticamente da febbraio all’autunno inoltrato. Il nome ovviamente tradisce la sua collocazione la si trova in abbondanza nei pressi di rii, corsi d’acqua e stagni ma anche nelle zone più ombrose ed umide di boschi e prati non particolarmente soligni.
Come lo prepariamo
Si utilizza tutta la parte aerea della pianta, portando ad ebollizione una tazza d’acqua con un paio di abbondanti manciate di foglie fresche. Zuccherata perde un po’ del sapore pungente (simile allo zenzero) che ne caratterizza il sapore.
Per chi cambia idea…
Questa pianta è coltivata in gran parte dell’Asia per uso culinario. A maturazione, infatti, produce un grazioso stelo di fiori rosa contenenti piccoli semi simili granelli di pepe (per dimensioni e forma somiglianti alle pulci, di qui il nome piemontese) abbastanza piccanti utilizzabili sia in aggiunta alla tisana ma anche impiegabili in cucina (come del resto l’intera pianta) macinati in modo analogo alla spezia “nobile” da cui prendono il nome.
N. B. Abbiamo sempre nutrito un forte scetticismo nei confronti delle strombazzate proprietà miracolose delle erbe utilizzate come medicamenti. O meglio pensiamo che la farmacologia sia una scienza e come tale vada applicata da professionisti esperti e preparati.
Questa rubrica vuole quindi essere un breve sunto di quelli che sono chiamati i “rimedi della nonna”. Ma ai tempi delle nonne i problemi sanitari e la mortalità erano molto molto maggiori di oggi; quindi, lungi da averne nostalgia proponiamo qui alcune ricette erboristiche casalinghe che sfruttano proprietà certe e documentate delle erbe piemontesi. Del resto l’effetto placebo ormai vanta una lunga letteratura scientifica. Se poi con voi non dovessero funzionare… male non fanno.
(Ha collaborato Irene Moretta)
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