Circa 3 laureati su 4 trovano lavoro entro un anno dal termine del percorso di studi, ma preparazione e competenze sono ben lontane da quelle volute dalle imprese. Di seguito il punto della situazione, con qualche cenno sui compensi.
In base a un’indagine condotta da Randstad e dalla Fondazione per la Sussidiarietà, ripresa anche dal quotidiano online Il Giornale, solo il 21% dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni è in possesso di una laurea. Chi riesce a portare a termine il percorso accademico, però, trova un lavoro entro un anno dalla discussione della tesi. Si tratta del 75% dei laureati in percorsi triennali, e del 77% magistrali. Trascorsi 5 anni, tale percentuale sale al 90%.
Conseguire la laurea magistrale, peraltro, oggi è molto più semplice grazie all’offerta di corsi telematici, i quali permettono di gestire il percorso di studi in completa autonomia (anche nel caso in cui si lavori contemporaneamente). Studiare a distanza consente inoltre di risparmiare spese notevoli, come gli spostamenti e un eventuale affitto. Su risorse come Atenei Online è possibile scoprire l’offerta completa di corsi di laurea magistrale telematici.
Le aree disciplinari che offrono più sbocchi sono quelle STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). Seguono Giurisprudenza, Economia, Statistica, Architettura, Design e Informatica, che propongono percorsi ad hoc per ricoprire nuovi ruoli all’interno delle imprese.
Il titolo di studio, tuttavia, non basta per un perfetto inserimento nel mondo professionale. Le aziende infatti hanno notato una netta differenza tra le competenze acquisite e quelle richieste ai candidati (skills mismatch), il cui sviluppo è indispensabile per lavorare in autonomia come in team. Per ovviare a tale inconveniente, atenei e realtà aziendali devono adoperarsi per assicurare un orientamento continuo, specialmente nella fase di specializzazione e nei corsi a ciclo unico (5 anni).
Uno degli aspetti da valutare in vista dell’inserimento nel mercato del lavoro è legato ai guadagni, specialmente nel periodo iniziale dell’attività. Non sempre, infatti, il possesso di un titolo di studi accademico garantisce stipendi alti.
I dati emersi da una ricerca effettuata da Almalaurea presso l’Università di Padova mettono in risalto delle differenze notevoli riguardanti gli stipendi. Chi ha frequentato la facoltà di Psicologia può non superare i 900 € mensili, mentre i neolaureati in Medicina possono raggiungere anche i 2500 € al mese.
Tra i due estremi si trovano gli ingegneri con 1600 €, poi matematici, fisici, farmacisti, dottori in astronomia e in statistica con 1500 €, i sociologi con 1100 €. Dopo i primi anni tali numeri tendono a lievitare, soprattutto se accompagnati a collaborazioni con realtà importanti.
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