ASTI. Trencentomila uova sono state sequestrate in un deposito di una frazione di Asti perché non in regola con l’etichetta che ne attesta origine, provenienza, qualità e quantità. Le hanno trovate i carabinieri del Nas di Alessandria, nel corso di un’operazione, coordinata dalla procura di Asti. Il valore delle uova sequestrate è di 100 mila euro. I reati contestati sono di frode in commercio e vendita di prodotti con segni mendaci. I carabinieri del Nas non escludono che fossero scadute. Un particolare, anche questo, che dovrà essere verificato dal prosieguo delle indagini.
Le uova erano stoccate in un capannone privo di autorizzazioni, in condizione igieniche critiche. La struttura è riconducibile a un’imprenditrice astigiana quarantenne, indagata dalla pm della procura di Asti, Francesca Dentis, per frode in commercio e vendita di prodotti con segni mendaci. I carabinieri alessandrini, guidati del tenente colonnello Biagio Carillo, in collaborazione con i colleghi dei Nas di Torino e Genova e i veterinari Asl di Asti, avevano avviato l’indagine un mese fa, a seguito di una segnalazione anonima.
Sono state 21 le perquisizioni svolte in tre centri di imballaggio del Torinese e in 18 punti vendita della grande distribuzione in Asti, Torino, Alessandria e Genova, ignari della presunta truffa della ditta astigiana. In via di accertamento la provenienza delle uova, alcune delle quali riportavano codici identificativi di altre aziende inconsapevoli della frode.
“Tutte le uova che abbiamo sequestrato saranno distrutte”, assicura il colonnello Carillo. La titolare della ditta rischia un’elevata sanzione e il processo.
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