TORINO. Nell’incontro promosso da Gabetti e Ance Collegio Costruttori Edili, in collaborazione con il Politecnico, si è fatto il punto della situazione e si sono consultati i dati forniti da una ricerca: dal 1989 ad oggi sono stati recuperati 426.500 mq di aree dismesse a Torino (il 40% del totale). Un buon dato, ma la strada è ancora lunga e complessa, perché la domanda è bassa e recuperare vecchi edifici per rivenderli senza conoscerne prima le destinazioni è una mossa perdente. È invece necessario incrociare i nuovi bisogni residenziali e di imprese e collaborare con chi si occupa del futuro piano regolatore della città.
Il Relationship Manager Piemonte di Gabetti, Giuseppe Bloisi, ha spiegato che «oggi parlare di riqualificazione urbana significa ragionare in termini di innovazione e promozione di nuova impresa. I tempi sono cambiati, i bisogni di persone e imprenditori anche, e qualsiasi intervento edile deve risultare sostenibile». Marco Santangelo, docente del Politecnico, ha sottolineato la necessità di lavorare in sintonia con il progetto del nuovo Piano Regolatore oggi allo studio; mentre si è detto più scettico, anche se fiducioso che la strada verrà trovata: Marco Rosso, del Collegio Costruttori, ha aggiunto: «La superficie nuova costruita è calata del 70% in dieci anni. La domanda potenziale esiste, ma è frenata da una penalizzazione del nuovo rispetto all’usato, anche, talvolta, a discapito della qualità. Riqualificare le aree pubbliche significa non solo ‘riusare’ vecchi edifici, ma garantire qualità e una durata media di almeno 10-15 anni».
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