A Sciolze le GEV sanzionano un cercatore abusivo di tartufi: dovrà pagare 860 euro

SCIOLZE. La Città metropolitana di Torino ha tra le proprie competenze istituzionali la promozione, la conservazione e la diffusione del tartufo autoctono Tuber magnatum Pico e delle piante ospiti del fungo ipogeo. Più in generale, l’Ente di area vasta persegue il miglioramento e lo sviluppo della tartuficoltura e ha competenze nell’applicazione della normativa regionale che regola la raccolta e la coltivazione dei tartufi e la tutela dell’ambiente naturale in cui si riproducono. Dal 16 dicembre 2021 l’Italia ha una nuova iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO: si tratta della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”.

In questo quadro di competenze e riconoscimenti internazionali si inscrivono le attività di informazione, educazione ambientale e vigilanza portate avanti dalle Guardie Ecologiche Volontarie della Città metropolitana di Torino. Tra le attività figurano i controlli nelle località vocate alla presenza del prezioso fungo ipogeo. Nell’ambito di uno di questi controlli, svolto sul fare del giorno nel territorio di Sciolze, le GEV del gruppo Amt To Sud-Chierese-Carmagnolese, hanno incontrato un cittadino residente in zona, che era accompagnato dal proprio cane di razza Lagotto ed era intento alla ricerca di tartufi pur non disponendo del tesserino di idoneità all’attività. La persona fermata dalla GEV aveva con sé un tartufo bianco e lo zappino necessario per cavare i tartufi dal sottosuolo. Il tesserino di idoneità si consegue a seguito di un esame, che mira a verificare che il futuro cercatore conosca la biologia del prezioso fungo sotterraneo, la corretta modalità di raccolta e il ripristino dei luoghi, le modalità per la tutela del benessere del cane durante la cerca e cavatura.

L’attività dei trifulè è possibile a seguito del pagamento delle tasse di concessione regionali. Al cavatore abusivo è stata comminata la sanzione amministrativa di 860,66 euro prevista dalla normativa regionale. Si è provveduto al sequestro dello zappino e alla confisca amministrativa del tartufo raccolto dall’uomo.

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