“Una linea, Montale e qualcos‘altro”: Giorgio Griffa in mostra al Castello di Miradolo

Una linea, Montale e qualcos’altro inaugura il 23 marzo al Castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo (TO), mettendo in luce il lavoro decennale di Giorgio Griffa, nominato “Artista dell’Anno 2024” da Il Giornale dell’Arte. La mostra, prodotta dalla Fondazione Cosso e dalla Fondazione Giorgio Griffa e curata da Giulio Caresio e Roberto Galimberti, resterà aperta al pubblico fino al 25 dicembre.

Nata da un’idea dello stesso Griffa, che ha anche realizzato alcune opere site specific appositamente per l’occasione, la mostra si articola in diverse tappe espositive che attraversano le quattro stagioni e abbracciano più di cinquant’anni di pittura dell’artista coinvolgendo tutti gli spazi del Castello, alcuni per la prima volta, e del suo parco. 

Tra le opere presenti in mostra : Sei colori, tre tele con colori complementari concepite per rimanere esposte all’esterno e destinate quindi a includere i segni lasciati da tempo, umidità, pioggia, neve, insetti e altro; Una linea, serie di ceramiche bianche e blu; Un filo installazione costituita da corde bianche parallele che disegnano linee spezzate nel canneto di bambù gigante; le tele Canone Aureo 980 che scandiscono i 36 metri della serra; Montale, il testo della poesia “Arte Povera” con cui nel 1971 Eugenio Montale rifletteva e ironizzava sulla sua attività di pittore; Bianchi, con il quale si l’artista esplora il rapporto con colore; Venti frammenti, dipinto nel 1980 e concepito inizialmente come installazione temporanea, l’integrazione efficace con lo spazio l’ha resa permanente.

esposizione è accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto artistico Avant-dernière pensée, dedicata alle differenti sezioni della mostra, che indaga assonanze e analogie con la pittura di Giorgio Griffa e sottolinea gli itinerari e le linee di differenti strumenti e, insieme, li ricompone come unità. Frammenti musicali di John Cage per l’opera “Venti frammenti”, Chick Corea per “Bianchi”, Steve Reich per “Canone aureo 980”, Claude Debussy per il libro d’artista “Deux Arabesques”, Arvo Pärt per la sezione “Dal 1968” e Johann Sebastian Bach, con la “Cantata del Caffè” per l’opera “Montale”. Scrive Giorgio Griffa: «L’immagine musicale percorre anch’essa il mondo nascosto, ci introduce in esso, impone silenzio alla ragione e la ragione ci aiuta a capire l’importanza estrema del suo silenzio. Apre la porta al nostro intimo profondo e sconosciuto».

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