
Teresa Belloc, il celebre contralto di origini canavesane che per 20 anni collaborò con la Scala
Il contralto Teresa Belloc (nome d’arte di Maria Teresa Ottavia Faustina Trombetta) nacque a San Benigno Canavese il 13 agosto 1784 da Carlo Trombetta e da Agnese Arutin Clerc, oriunda della Georgia. Fu educata a Torino (dove studiò canto, arpa e pianoforte), quindi a Parigi, poiché il padre, di origini benestanti e borghesi, fu uno dei più attivi giacobini, tra i protagonisti delle cospirazioni che accompagnarono l’arrivo dei Francesi a Torino nel dicembre 1798.

Nel 1801 la Belloc (cognome del marito Angelo) esordì come prima donna al Teatro delle Arti (Regio) di Torino ne L’equivoco, ossia Le bizzarrie d’amore di Simon Mayr e ne La virtù al cimento di Ferdinando Paër, con il nome di Teresa Giorgi. Nello stesso 1801 assunse il nome del marito Belloc. Nel 1802 fu scritturata per la stagione del Carnevale al Teatro Ducale di Parma, in seguito al Nuovo di Trieste dove si trattenne fino alla primavera del 1803. La sua fama la portò ad essere scritturata, nel maggio 1803, al Théâtre-Italien di Parigi, dove andò in scena con Il principe di Taranto e Griselda di Paër e con Nina pazza per amore di Paisiello. Tornata in patria, esordì alla Scala di Milano il 2 aprile 1804 nella Nina di Paisiello, iniziando una collaborazione ventennale con questo teatro.
Sul Corriere Milanese del 21 maggio il critico osservò che «la signora Giorgi Belloc, all’incanto di una dolcissima voce armoniosa e sommamente pieghevole, unisce tutti i vezzi dell’arte e la maestria di un’azione sempre vera e interessante». Alla Scala il 31 maggio 1817 esordì nel ruolo di Ninetta ne La gazza ladra di Rossini e nel 1823 fu la protagonista nella ripresa di Medea in Corinto di Mayr. Predilesse i ruoli rossiniani, ottenendo grande successo nei ruoli da contralto in Cenerentola, Tancredi e L’italiana in Algeri (Isabella), ma creò anche la parte sopranile di Isabella ne L’inganno felice e di Ninetta ne La gazza ladra.

Nel 1818 apparve anche a Londra, ma non ebbe successo. Rientrata in Italia, si esibì alla Scala dalla stagione di Carnevale del 1820 fino alla primavera del 1824 (fatta eccezione per una scrittura al Ducale di Parma, ove vantava l’amicizia con Maria Luigia d’Austria). Di Mozart cantò Così fan tutte (Fiordiligi, Scala, 1807), Il flauto magico (prima italiana alla Scala, 1816) e Don Giovanni (Zerlina, Parma, 1822). Nel 1825 comparve per alcuni spettacoli in vari teatri, fino all’estate del 1828, quando, dopo le 15 repliche di Giulietta e Romeo di Torriani a Vicenza, si ritirò definitivamente dopo 27 anni di carriera, stabilendosi a San Giorgio Canavese. Da allora si dedicò ad opere di beneficenza, alla cura della propria famiglia e alla ristrutturazione della villa.
Dopo aver vissuto in solitudine, Teresa morì di gotta a San Giorgio Canavese il 13 maggio 1855 e fu sepolta nel piccolo cimitero adiacente al santuario di Misobolo. Il Comune di San Giorgio Canavese le ha intitolato il locale teatrino.
Nel 1978 Vittorio Della Croce ha dedicato alla cantante il libro “Una giacobina piemontese alla Scala. La primadonna Teresa Belloc” (ediz. EDA, Torino).
Bruno Baudissone