Personaggi

Nati il 4 febbraio: l’inventore Pietro Antonio Falco, precursore della mobilità sulle 4 ruote

Pietro Antonio Falco nasce a Venasca (Cn) il 4 febbraio 1685, ottavo e ultimo figlio del medico Chiaffredo Falco e di sua moglie Margherita Giriodi. Dopo la morte del padre (1685) e della madre (1691) i beni della famiglia passano al figlio primogenito, Giovanni Battista, che in breve tempo ne dilapida la maggior parte. Pietro Antonio viene allora accolto dallo zio materno Paolo Antonio Giriodi e avviato al sacerdozio. Gli interessi del giovane lo conducono presto a Torino. Nel 1713, all’Accademia Militare di Torino Pietro Antonio, ormai sacerdote, entra nell’organico dei docenti come insegnante di geografia, ruolo nel quale rimane attivo almeno al 1722.

Sempre nel 1713 entra anche a far parte dell’Accademia degli Incolti, dove rimane almeno fino al 1717, data dopo la quale l’accademia cessa probabilmente di funzionare. Da quel momento le notizie sul suo conto si fanno scarse. Il 19 agosto 1749 don Falco, nella sua abitazione torinese, redige un testamento dal quale appare trovarsi in condizioni economiche assai modeste. In un successivo atto notarile datato 24 gennaio 1751 cede un proprio credito ad un negoziante savoiardo in cambio di una somma in contanti.
Poco meno di due anni dopo, il 25 ottobre del 1752, don Falco muore a Torino all’età di 67 anni e viene sepolto nella parrocchia dei SS. Giacomo e Filippo (oggi di S. Agostino).

La sua figura viene resa nota in Europa dalla relazione di viaggio di Johann Georg Keyssler. Il noto archeologo e scrittore tedesco, conosciuto per i suoi scritti di viaggi,  visitando, nel 1730 a Torino, la dimora del giovane principe Eugenio Giovanni Francesco di Savoia-Soissons vede e descrive, tra le altre cose, «una vettura con quattro ruote, che colui che siede al suo interno può muovere e far girare dove vuole senza l’ausilio di cavalli», grazie a un sistema di molle. La vettura in questione viene sperimentata con successo per le vie di Torino ed opera proprio del Falco, il quale, sempre secondo Keyssler «sta lavorando a un’altra macchina per mezzo della quale egli pensa di poter volare nel cielo» grazie a sfere di rame contenenti aria in grado di sollevarla. Per molto tempo questa notizia è messa fortemente in dubbio, anche se recenti ricerche hanno tuttavia consentito di far luce sull’identità storica di questo eclettico quanto geniale personaggio piemontese.

(fonte: Wikipedia)

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