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Anni Settanta, tempo di poliziotteschi, nel capoluogo si gira “Torino violenta”

Negli Anni Settanta uno dei filoni che fece cassetta fu quello dei poliziotteschi: così veniva chiamato il cinema poliziesco all’italiana in quel periodo, quasi sempre realizzato con scarse risorse, tanto che in alcune scene si presentavano sequenze riciclate da film precedenti.  È il caso della scena della Bmw bianca, che finisce tra le casse di legno in fiamme, originaria di Milano trema: la polizia vuole giustizia, ma riutilizzata in Milano odia: la polizia non può sparare e in Roma a mano armata.  Il genere ruotava spesso attorno a poliziotti (mai carabinieri) duri e puri, decisi a lottare contro la violenza e che interpretavano quel bisogno di sicurezza che avvertivano gli italiani. 

La Torino degli Anni Settanta ricorse a questo genere cinematografico in più occasioni; Carlo Lizzani girò Torino nera (1972); Romolo Guerrieri Un uomo, una città (1974); Massimo Dallamano, già direttore della fotografia di Sergio Leone, Quelli della calibro 38 (1976); Mario Girolami Italia a mano armata (1976). Ma il titolo più rappresentativo è Torino violenta, firmato da Carlo Ausino. Il regista messinese di nascita, ma torinese d’adozione, nel 1977 passa al poliziesco per commissione, poiché la produzione per cui lavora è determinata a cogliere il filone e, nonostante le esiguità del budget, che richiede non pochi accorgimenti artigianali e il coinvolgimento di collaboratori fidati, riesce a realizzare un lungometraggio interessante, capace di cogliere un successo di pubblico dalle dimensioni impressionanti e imprevedibili. Il successo porta a mettere immediatamente in cantiere un sequel, Tony, l’altra faccia di Torino violenta, che viene realizzato tre anni dopo.

Del cast fanno parte George Hilton, Emanuel Cannarsa, Annarita Grapputo, Franco Nebbia, Giuseppe Alotta. La trama è incentrata sulla figura del commissario Ugo Moretti che indaga su un’organizzazione composta da alcune famiglie di mafiosi di origine meridionale e da delinquenti francesi che commettono efferate rapine e conducono studentesse minorenni sulla via della prostituzione. In questa lotta per la giustizia compare un assassino misterioso che uccide scientificamente i mafiosi. Le morti vengono interpretate dai clan, che si spartiscono il dominio della città, come una lotta intestina fomentata dai francesi. Ha inizio così una guerra criminale tra le due fazioni.

Il misterioso killer altri non è però che il commissario Moretti. Questi, vistosi scoperto dal collega Danieli, che gli rinfaccia l’uso della violenza minacciando di denunciarlo, cerca allora di uccidere il poliziotto per ottenerne il silenzio e continuare la sua attività di giustiziere. L’esito finale sarà invece la sua morte per mano del poliziotto, mentre nel frattempo le due bande vengono sgominate.

Come ricorda lo stesso regista: «Fu un film nato quasi per caso, girato in 15 giorni di riprese serrate, che poi si è rivelato un grande successo al botteghino, distribuito in molti paesi, dagli Stati Uniti alla Francia, e in Iran l’hanno comprato ancor prima che uscisse in Italia. La produzione con cui ero in contatto mi disse di puntare su questo genere che nelle ultime stagioni aveva funzionato. Accettai, e fu probabilmente la decisione più stupida della mia vita. Una volta distribuito, andai al cinema Capitol a vederlo e assistetti contento e amareggiata allo stesso tempo, a un assalto di pubblico che rischiava di sfondare le porte».

La ressa davanti al cinema Capitol di Torinoper l’uscita del film (Foto MuseoTorino)

Costato appena 60 milioni di lire, alla fine il film incassò venti volte tanto (circa 1 miliardo e 300 milioni). In quanto alle location, il cinema dove avviene la rapina con omicidio della scena iniziale del film è l’Ideal di corso san Martino (nei pressi di piazza Statuto). L’inseguimento in motocicletta di Danieli a uno degli assassini delle due giovanissime prostitute di 17 anni si conclude in piazza Cavour, in mezzo ai monticelli erbosi denominati nel loro complesso giardini Cavour. Gli studi della radio che compare in una breve scena, erano quelli di Radio Gemini One siti in corso Francia 405/A. Altre location sono l’Aeroclub torinese,  piazza Bodoni, il cavalcacvia di corso Grosseto, via dei Mille angolo via Pomba, la Galleria Subalpina, l’hotel Principi di Piemonte, il parco del Valentino, la pasticceria Cossolo, il quartiere delle Vallette, corso re Umberto, corso regina Margherita, via Roma, la Stazione di Porta Nuova, via XX Settembre .

Piero Abrate

Piero Abrate

Giornalista professionista, è direttore responsabile di Piemonte Top News. In passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. E’ stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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