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Il ricetto di Candelo e la strega tornata a farsi viva 500 anni dopo la sua esecuzione

Il ricetto di Candelo è un bellissimo esempio di costruzione medievale perfettamente mantenuta nel tempo, proprio grazie alle sue caratteristiche, che hanno fatto sì che non fosse abitato ma che venisse utilizzato come magazzino, come dice la parola stessa, receptum, in latino, a significare un luogo dove venivano disposte merci e derrate alimentari che sarebbero servite in caso di bisogno, per epidemie, carestie o guerre; e dove le persone stesse potevano rifugiarsi durante assedi o per varie problematiche, come ad esempio le scorrerie dei saraceni. Venne costruito pare attorno al 988, che è la data in cui troviamo per la prima volta citato il nome Canderium, come possesso feudale di Manfredo, figlio di Aimone, che gli era stato dato da Ottone III, come segnalato nel documento di cui stiamo parlando.

Solo nel XIII secolo il popolo aveva deciso la costruzione del ricetto, che evidentemente si era resa necessaria a causa della situazione contingente. Nel 1360 pare che vi sorgessero circa 150 capanne, che sono poi diventate 200, così come le vediamo oggi.

Il ricetto, conservato in modo mirabile, è scenografia di eventi importanti, come rievocazioni Medievali e la festa dei fiori, che rappresenta la fine della stagione fredda; vi sono anche stati girati numerosi film, come lo sceneggiato “La freccia nera”, una miniserie televisiva che nel 1968 ha avuto un successo strepitoso. In anni più recenti vi sono state ambientate numerose scene del film di Dario Argento “Dracula 3D” e il documentario di Alessandro Barbero, che ha riportato all’attenzione del grande pubblico questa costruzione quasi unica, che consente di osservare da vicino le tecniche costruttive dell’epoca ma non solo, anche di essere totalmente immersi in quello che poteva essere la vita di una comunità medievale. Attualmente il ricetto ospita botteghe di artigiani e artisti, che spesso utilizzano tecniche e metodi non più in uso, come nel caso dell’associazione che si occupa di portare a conoscenza dei visitatori i metodi antichi per la colorazione dei tessuti e prima ancora dei filati che sarebbero serviti per tessere abiti, tende e arredi di vario genere.

Un esempio interessante, sul quale lo stesso Barbero si sofferma, e che fa intuire la caparbietà degli abitanti è il racconto della vicenda di Sebastiano Ferrero, signore di Candelo nel 1489, tesoriere del Ducato di Savoia prima e poi di quello di Milano, ebbene, Ferrero era dispotico e superbo, pretendeva il possesso del ricetto, che sorgeva sul terreno acquistato dai cittadini appositamente per la costruzione di un luogo di ricovero, e in aggiunta decise anche di aumentare le tasse annuali, sia per il Ducato che per il ricetto. I cittadini non erano per niente d’accordo e così gli fecero causa, riuscendo a vincerla e dovendo così versare solo una piccola somma annuale, come era uso a quei tempi.

Candelo è stata definita la “Pompei del biellese” poiché è talmente ben conservata da consentire al visitatore di fare un viaggio nel tempo; per questo motivo dal 2002 il ricetto fa parte del Club dei Borghi più belli d’Italia certificato dall’ANCI, ed è Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

Tra l’altro la sua ottima conservazione non attira solo i visitatori umani, poiché un conoscente ha raccontato una strana esperienza vissuta nel 2003, in occasione di uno spettacolo teatrale estivo che si teneva nel ricetto e che riguardava la ricostruzione della vicenda di una strega mandata al rogo. Ebbene, l’uomo disse di essersi intrattenuto con una donna dal vestito sgualcito e con lunghi capelli neri, di una bellezza incredibile, pensando che fosse un’attrice. La donna era poi andata via all’improvviso e nel momento in cui era iniziato lo spettacolo, nessuna attrice aveva capelli neri, e nonostante ricerche affannose, la bella signora non si era più vista da nessuna parte. A distanza di vent’anni il testimone di quella strana serata ancora ritiene di aver amabilmente parlato con un fantasma.

Katia Bernacci
(immagini di Marino Olivieri)

Per approfondire:
Marco Mietta, Itinerari del mistero Piemonte, Yume edizioni
Massimo Centini, Provincia misteriosa, Yume edizioni

Katia Bernacci

Katia Bernacci, giornalista pubblicista, saggista e ricercatrice indipendente, è attualmente direttrice editoriale della casa editrice Yume. Da anni si occupa di divulgazione in ambito culturale.

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