Itinerari del mistero

Un lato oscuro della Giaveno medievale: le urla e i gemiti provenienti dall’Arco della strega

Giaveno si presenta oggi come una cittadina moderna con resti piuttosto antichi, in uno strano miscuglio di stradine strette e grandi piazze, dai muri decorati con litografie di Francesco Gonin tratte dall’edizione dei Promessi Sposi del 1840, opera allestita dal 2017 e che allieta le passeggiate sia del turista che degli abitanti.

S’intuisce che è stato un luogo potente anche leggendo le pagine del sito del Comune, che ne racconta la storia, sottolineando che è stata scenografia di grandi eventi: “Le notizie sulle origini di Giaveno ci sono tramandate dalle Cronache della Novalesa. Si narra che Carlo Magno nel 773 varcò lo spartiacque che divide la Val di Susa da quella del Sangone, pervenne nella piana situata vicino al villaggio Gavensis e colse alle spalle i Longobardi, attestati fra la Chiusa di S. Michele e Villardora, sconfiggendoli”.

Da alcuni anni a Giaveno è stato aperto il museo dedicato al pittore surrealista Lorenzo Alessandri

Lo scrittore De Bartolomeis, nel 1843, ne diceva grandi cose, dilungandosi sul florido commercio di tele e cuoio, sull’aria salubre e le acque abbondanti, che in altri tempi servivano ai filatoi (ben più di 300), per la preparazione delle tele per le truppe. Nelle vicinanze, sull’Alpe Balmetta, si ricavava il ferro solforato e l’attività siderurgica era di fondamentale importanza sin dal Millequattrocento e ancora oggi si può notare che sono parecchi gli artigiani che si occupano di ferro battuto, attività che in altri luoghi non è più molto praticata.

Da pochi anni in città è stato anche aperto il museo dedicato al pittore surrealista Lorenzo Alessandri, che abitava a Giaveno e che ha nel corso degli anni prodotto opere affascinanti, che lo hanno portato dalla Soffitta Macabra di Torino del 1944, una sorta di salotto clandestino dove si ritrovavano artisti interessati all’esoterismo, al successo dell’ultima parte della vita, quando i suoi quadri grotteschi e fantastici hanno iniziato ad essere pienamente apprezzati.

Uno scorcio di Giaveno

Purtroppo Giaveno ha anche lati oscuri, spesso nascosti dai meandri della storia, ma che fortunatamente le costruzioni, come a volte accade, riescono a far sopravvivere. Uno di questi casi è una abitazione privata che si trova in via Villa 58, oggi restaurata e ammodernata, ma risalente al 1290, quando Martino Borello, con la collaborazione del signore di Cumiana, Ugoneto Bertrandi, la fece costruire fuori dall’abitato, sulla strada che gli avrebbe consentito di controllare il passaggio delle merci. La leggenda racconta che nell’abitazione vivesse una donna chiamata Giovanna, che si occupava delle pulizie ma che era altresì conosciuta perché padroneggiava le erbe e dispensava consigli e cure a chiunque ne avesse bisogno. Fino a che la Clerionessa, come era conosciuta, non si fece prendere la mano e si convinse di poter creare un filtro per l’eterna giovinezza, idea che la portò a vari esperimenti su ignari creduloni, fino a che non fu chiaro, nel 1298, che la fattucchiera aveva effettivamente avvelenato un giovane che da lei aveva acquistato un filtro d’amore, e che era morto dopo molte ore di patimenti. La Clerionessa venne arrestata e imprigionata nel castello in attesa del processo, ma dopo quindici giorni (nei quali pare si nutrisse solo delle erbe che aveva nelle tasche) sparì e non venne più ritrovata. Ogni quindici giorni si iniziarono a sentire urla e gemiti attorno a quello che sarebbe stato chiamato l’Arco della strega.

Sulla rete si possono trovare testimonianze moderne di persone che sostengono di aver sentito dei rumori o dei gemiti, come un idraulico chiamato a fare dei lavori nella torre qualche anno fa. Agli effetti il luogo è particolare e merita una visita, che si può fare a piedi, poiché è consentito il passaggio in auto ma non è possibile parcheggiare. Attenzione però, potreste incontrare la Clerionessa, quindi se qualcuno dovesse offrirvi un elisir di lunga vita, fuggite a gambe levate!

Katia Bernacci
(Immagini di Marino Olivieri)

Per approfondire:
Itinerari del mistero Piemonte, Marco Mietta, Yume edizioni
Provincia misteriosa e Stregoneria, Massimo Centini, Yume edizioni

Katia Bernacci

Katia Bernacci, giornalista pubblicista, saggista e ricercatrice indipendente, è attualmente direttrice editoriale della casa editrice Yume. Da anni si occupa di divulgazione in ambito culturale.

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