Itinerari del misteroΩ Primo Piano

Il Castello di Vesime e la caccia al suo tesoro nascosto

VESIME. Partendo dal centro storico di Vesime e risalendo l’antistante collina, sulla Via Garibaldi, si giunge in cima al poggio, proprio di fronte a quel che resta del magnifico Castello di Vesime, i ruderi di un’epoca lontana, seppur ancora visibile ai nostri occhi.

Il castello appare diroccato, completamente a cielo aperto, solamente alcuni resti di mura ne delimitano la sua area originaria. Malgrado il suo aspetto cadente, visitare le sue rovine e gironzolare liberamente lungo ciò, che un tempo era un vero e proprio castello, trasmette un non so che di affascinante e remoto.

Il castello ha una pianta quadrilatera: ancora visibile, ma non visitabile a causa del suo interno malridotto; già dalla valle, la torre a pianta poligonale a forma di pentagono irregolare svetta in maniera fiera ed è posta nello spigolo nord. Se si osserva meglio l’interno della torre, si può notare lo stato di incuria, che purtroppo possiede. È ancora visibile una volta interna, quella di sostegno al tetto, mentre le altre sono andate perdute. Data la sua posizione, il castello aveva sicuramente uno scopo difensivo e militare. La vista, che si gode da lassù, è molto ampia, si riesce ad avere una buona panoramica di tutta la Langa Astigiana e delle colline attorno. Ancora in piedi, fortunatamente, il passaggio intermurale, all’altezza del muro nord-ovest, utilizzato per lo spostamento all’interno del castello, che permetteva agli abitanti di passare inosservati.

La sua costruzione è datata intorno al 1200, ma venne poi distrutto dagli Spagnoli nel 1644. Dal suo schema architettonico, si evince che i proprietari furono i Del Carretto, che ne commissionarono la forma e la disposizione. Infatti, la torre con corpo di fabbrica e muraglione, che costeggia la collina fino a cingere il borgo, è tipica del loro casato.

Il Castello di Vesime non è da sempre accessibile. Si hanno svariate testimonianze che riportano la faticosa visibilità dei suoi ruderi, attraverso una fitta foresta di rovi, ancora nel 1983. La rigogliosa vegetazione, alta quasi 3 metri, nascondeva quello che ne era rimasto, riuscendo ad intravedere solamente due dei quattro muri perimetrali rimasti in piedi.

Qualche anno dopo, il Castello tornò alla luce: merito non di un progetto di recupero del complesso, ma di una certa curiosità riguardante la sua storia, che colpì qualche forestiero o alcuni abitanti del posto. Sopralluoghi successivi al disboscamento della fitta vegetazione, che ricopriva il luogo, misero in evidenza lo scavo di un pozzo circolare del diametro di 4 metri per una profondità di 5 metri. Inoltre, accanto a quel pozzo vi erano altri quattro scavi, ma nessuna indicazione riferita ad un eventuale cantiere in corso d’opera. Una leggenda locale narra che nei sotterranei del Castello di Vesime fosse stato nascosto un tesoro.

Allora, come mai si crede possa essere giunto intatto fino ai tempi moderni? Sempre la stessa leggenda riporta che nessuno abbia mai avuto il coraggio di mettersi alla ricerca di questo tesoro, proprio perché il territorio del Castello era minacciato da una presenza sinistra e maligna. Inoltre, i presunti scavi che potrebbero aver portato alla luce questo fantomatico tesoro sono stati condotti in maniera semplice e artigianale. Vicino alle varie buche, infatti, sono state ritrovate alcune pale e una carriola, che testimoniano il fatto che, coloro che si sono adoperati in tal senso, erano persone comuni, alla ricerca solamente di ciò che prometteva la leggenda.

Ovviamente non si sa se alla fine questo tesoro sia stato rinvenuto o meno, ma sicuramente Vesime ha di nuovo il suo Castello, un luogo magico e interessante da visitare e da cui ammirare una vista magnifica!

Chiara Parella

Classe ’87, torinese di nascita, ma astigiana di adozione, dopo una formazione classica, si è laureata in scienze e tecnologie agroalimentari presso l’Università degli Studi di Torino. Si occupa di marketing e comunicazione e scrive per alcuni blog di settore. Amante da sempre della letteratura latina e della cultura in generale, è autrice del libro “La figlia sfuggente”, il suo esordio letterario (Letteratura Alternativa Edizioni, 2020).

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