In occasione del presidio si è tenuto anche un minuto di silenzio in memoria di Davide Olivieri, il lavoratore di 22 anni schiacciato dal muletto alla Sli di Vignole Barbera, in provincia di Alessandria. Proprio in concomitanza con la manifestazione nell’Alessandrino sono tenute le esequie del giovane operaio.
«Non è possibile che nel terzo millennio si esca di casa per andare a lavorare e non si rientri più perché si è persa la vita – ha commentato Gianni Cortese, segretario generale Uilm Piemonte -. A fronte della recrudescenza di morti e di malattie professionali bisogna aumentare l’informazione e la formazione nei confronti dei lavoratori e la vigilanza e la repressione nei confronti delle imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza». Enrica Valfrè, segretaria generale Cgil Torino ha sottolineato che «salute e sicurezza devono essere tutelati. La crisi, la precarietà e l’invecchiamento dell’età lavorativa non possono costringere le persone a lavorare malamente o ad ammalarsi e a morire».
Numeri relativi alle morti sul lavoro le ha fornite il segretario generale della Cisl Torino Domenico Lo Bianco: «Negli ultimi dieci anni, sono morte in Italia 13.000 persone. Più di mille solo nel 2017. Gli incidenti mortali in Piemonte, nei primi quattro mesi del 2018 sono stati 27 e 134 in Italia. E’ una ferita aperta che non può essere più tollerata. Quando aumentano i morti, le vittime, come sta succedendo non si può più parlare di fatalità. Ogni giorno, in Italia, muoiono sul lavoro in media tre persone. Una lenta morte collettiva. Silenziosa. Incrementata dalla precarietà, dall’aumento dell’età pensionabile, dai mancati investimenti in sicurezza, dalla scarsa e inadeguata formazione e dall’omissione di controlli. Da questa piazza mandiamo un segnale forte alla politica, al mondo delle imprese, alle istituzioni nazionali e locali, alla scuola e al sistema pubblico, e per dire con forza che bisogna cambiare rotta, che occorre cambiare e passo, ponendo al centro la persona, la sua dignità e il suo diritto alla vita. Basta, quindi, inadempienze, mancanze e ritardi. Basta scuse e attenuanti. Basta parole. Non vogliamo più morti».
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