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Venaria, in vetrina le bici d’antan e i “suoi” antichi mestieri

VENARIA. Dopo il grande successo riscosso dalla mostra “Auto a pedali”, i preziosi oggetti da collezione di Antonio Iorio tornano in esposizione. Questa volta da ammirare saranno una quarantina di biciclette d’antan e i mestieri che ruotavano attorno ad esse. La kermesse rientra nel programma Natale a Venaria Reale e s’inaugura il 13 dicembre alle 17.30. Si potrà visitare sino al 6 gennaio nella Sala Espositiva Comunale in via Andrea Mensa 34.  “Mostra di biciclette antiche” è organizzata dall’associazione 296 Model Venaria e dal collezionista venariese Antonio Iorio. Orari di apertura: 10-12.30 e 15-18. Nei giorni 25 dicembre e 1° gennaio la mostra sarà chiusa.

Il percorso espositivo porta alla mente immagini di un tempo e guida i più giovani nella scoperta di come la mobilità e l’utilizzo della bicicletta, un mezzo semplice per antonomasia, fosse al centro della vita dei cittadini del passato. C’era una volta il venditore di giocattoli e il cinematografo ambulante, il robusto portapacchi delle poste, il riparatore del caldaio di rame, il sacerdote, il medico condotto, il vetraio, il sarto, il venditore di gelati, il venditore di statuine che a Natale realizzava il presepe itinerante.

Le biciclette esposte sono l’esempio di fantasia e praticità, nelle loro modifiche e adattamenti. In sintesi del made in Italy che ci rende orgogliosamente famosi nel mondo. Tutto secondo la necessità dell’artigiano. La mostra è arricchita, inoltre, da foto d’epoca in bianco e nero, realizzate da Gianni Segato, ricostruendo l’ambiente sociale e culturale in cui gli artigiani e le loro biciclette si muovevano.

La mostra sarà arricchita da alcune opere in legno, riproduzioni in scala di modelli di biciclette, realizzate dal modellista Riccardo Mantovan. Le opere che sono pezzi unici, realizzati creando e stabilendo la scala, il disegno e la costruzione di tutti le singole parti che compongono il modello. 

Un po’ di storia

Nella prima metà del novecento la bicicletta, oltre ad essere uno dei maggiori mezzi di trasporto per la mobilità, serviva ad artigiani come maniscalchi, arrotini, barbieri, sarti, gelatai, per spostarsi nel territorio e svolgere la propria attività direttamente “a domicilio” o nelle strade e piazze dei vari paesi e città. Erano mestieri poveri, figli di un mondo anch’esso povero, come quello della realtà rurali italiane, in cui gli oggetti quotidiani si usavano e si riparavano fino ad un limite di usura per cui era impossibile riutilizzarli, almeno per lo scopo per cui erano nati (e spesso venivano riadattati per altri usi, nascendo a nuova vita). La mostra è uno spaccato di storia italiana, a partire dalla fine dell’ottocento fino agli anni sessanta ed ha un valore educativo e sociale per quanti avranno il piacere di visitarla. mostra rileva, in tutta la sua drammaticità, lo sforzo e la fatica per risolvere i problemi della quotidianità di un tempo e ricominciare a vivere, con il sudore del proprio lavoro, una esistenza dignitosa nei periodi difficili del dopoguerra della prima e seconda guerra mondiale.

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