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San Tommaso, la chiesa di via Pietro Micca salvata parzialmente dalla demolizione

Venne abbattuta in parte a fine Ottocento per far spazio al tracciato diagonale dell’elegante arteria contrada torinese. La sua originale pianta a croce latina fu modificata in croce greca

Così recita l’epigrafe incisa sulla lapide marmorea che sovrasta il portone della chiesa:
“Aedem curiale Sancti Thomae apostoli, / vetustate dilabentem, / sodales franciscales /
fundamentis restituerunt / anno MDLXXXV / fronte et fornice exornarunt / anno MDCCIII /
a moto tandem eversionis periculo / quod vici ampliores / et circumstantes afferrent /
Carolus Ceppius comes architectus / nobiliorem hanc formam delegit / Anno MDCCCXCVII.
Curante P. Luca Antonio Turbiglio, / franciscali”.

Proviamo a tradurla in un italiano corrente, con qualche licenza qua e là, al fine di rendere più fluido il testo:
“Questo edificio di S. Tommaso apostolo, / appartenente alla Curia, / già pericolante per vetustà, /
la comunità francescana / ricostruì dalle fondamenta / nell’anno 1585, / ne rifece la facciata e l’archivolto / nell’anno 1703, / sventando finalmente il pericolo di un crollo, / consentendo di accedervi più facilmente attraverso / le vie circostanti, ora più spaziose. / Carlo Ceppi, conte e architetto, / diede questo nuovo nobile aspetto (alla chiesa) / nell’anno 1897. / A cura di P. Luca Antonio Turbiglio, / francescano”.

La lapide sintetizza in una dozzina di righe tutta la storia di questa bella chiesa torinese.
Dedicata a San Tommaso apostolo, l’elegante edificio di culto è posto all’incrocio tra Via Pietro Micca, Via San Tommaso e Via Monte di Pietà, in pieno centro cittadino. Un primo edificio di culto venne probabilmente eretto sul posto già nell’XI secolo, ma poi cadde in disuso, fino a diventare fatiscente e del tutto inagibile verso la fine del Quattrocento. Completamente ricostruita a partire dal 1585, la nuova chiesa venne consacrata l’8 maggio 1621, e affidata ai Frati Minori, traslati per questo motivo dalla parrocchiale di Santa Maria degli Angeli. Alla fine dell’Ottocento, dovendo costruire la nuova diagonale di Via Pietro Micca, il Comune di Torino decretò la demolizione della chiesa, poiché situata nel bel mezzo dell’erigenda Via Pietro Micca, che doveva collegare diagonalmente Piazza Solferino con Piazza Castello.

L’edificio si salvò, sia pur solo in parte, grazie all’ingegnoso progetto dell’architetto Carlo Ceppi, incaricato di disegnare il tracciato della nuova arteria: la chiesa venne demolita solo nella parte anteriore, che venne
ridimensionata, e ricostruita là dov’era, sul modello della Chiesa di Santa Maria della Salute di Venezia. La
Chiesa torinese di San Tommaso, che già aveva una pianta a croce latina, assunse così la pianta a croce greca (a quattro bracci uguali), e si salvò dalle esigenze viarie della città di fine Ottocento.

Due immagini della Chiesa di San Tommaso: quella di sinistra è una foto scattata dal sottoportico di Via Pietro Micca. Quella di destra, in bianco e nero, dal lato di Via Monte di Pietà. Foto archivio Monginevro Cultura


Dell’antica chiesa, dopo la ricostruzione, rimangono l’abside, il transetto, il campanile e l’altare. Chiesa molto amata dai Torinesi, venne assiduamente frequentata dai grandi Santi sociali della città, come San Giuseppe Benedetto Cottolengo e San Giuseppe Cafasso.

In essa riposano le spoglie di due parrocchiani riconosciuti Servi di Dio: fra Leopoldo Musso e Angela Catterina Lucia Bocchino.

Sergio Donna

Bibliografia: AA.VV., Chiese, Campanili & Campane, Ël Toret-Monginevro Cultura, Inspire Communication Edit., Torino

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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