TORINO. La decisione degli organizzatori era già nell’aria da tempo, da quando in pratica alcuni esponenti del M5S in Giunta e Consiglio comunale avevano espresso commenti poco lusinghieri, in primis il vicesindaco Guido Montanari “reo” di aver inviato i vigili urbani a multare gli espositori per il mancato rispetto dei tempi di allestimento. Ieri, la doccia fredda attraverso un laconico comunicato: il Salone dell’Auto dal prossimo anno si trasferirà da Torino a Milano. Il capoluogo piemontese, dopo il “niet” alle Olimpiadi del 2026, che lo ha di fatto uscire dalla candidatura (vinta qualche settimana fa all’accoppiata Milano-Cortina), perde anche un altro evento importante che negli ultimi anni aveva visto crescere la popolarità e le presenze, in termini di espositori, eventi collaterali e pubblico.
Il sindaco Chiara Appendino si dice “furiosa per la decisione del comitato organizzatore. Una scelta che danneggia la città”. Ma i suoi strali vanno anche a consiglieri della sua maggioranza e al vicesindaco Guido Montanari (M5S). Alla scelta degli organizzatori della kermesse dell’automotive – dice la prima cittadina – “hanno anche contribuito alcune prese di posizione autolesioniste di alcuni consiglieri del Consiglio Comunale e dichiarazioni inqualificabili da parte del vicesindaco”.
Montanari, pochi minuti dopo la nota della sindaca, ha precisato: “Ho sempre ritenuto che il Salone dell’auto sia una ricchezza della città e che si possa fare al Parco del Valentino con una mediazione tra esigenze degli organizzatori e fruizione del parco. Questa mia posizione è stata travisata per giustificare evidentemente scelte già assunte. Comprendo lo sconcerto e il disappunto della sindaca e mi scuso per aver dato pretesto a polemiche strumentali”.
Osvaldo Napoli, capogruppo Fi, invita il sindaco a dimettersi: “Deve farlo contro la sua maggioranza che è passata sulla vita della città come le sette piaghe d’Egitto. Tre anni di opposizione a tutto, alle Olimpiadi invernali, al Salone del Libro, alla Tav”.
Sulla questione è intervenuto anche il governatore della Regione Alberto Cirio: “E’ un’altra doccia fredda, Torino non può continuare a perdere tutto quello che è stato costruito con anni di lavoro e fatica dai suoi cittadini, dalle istituzioni e da tutto il sistema produttivo e territoriale”.
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